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Lavoro: manca la manodopera, e il Made in Italy è a rischio

È un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi-tech: per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera. Lo conferma un rapporto di Confartigianato sulla carenza di personale, uno dei maggiori problemi per le imprese italiane.
“Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato -. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del Made in Italy”.

A luglio 2023 il 48% dei lavoratori è introvabile 

“Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro”, aggiunge Granelli.
Di fatto, nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% di luglio 2023. In particolare, le maggiori difficoltà di reperimento si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%), e nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%).

L’emergenza colpisce tutte le regioni

A livello regionale, le imprese che faticano di più a trovare dipendenti operano in Trentino-Alto Adige, con il 61,6% del personale di difficile reperimento. Seguono quelle della Valle d’Aosta (57,1%), Umbria (54,6%), Friuli-Venezia Giulia (53,3%), Emilia-Romagna (52,7%), Piemonte (52%) e Veneto (51,4%). Ma, secondo Confartigianato, la scarsità di manodopera è un’emergenza in crescita ovunque: nell’ultimo anno, infatti, la quota di lavoratori difficili da trovare è salita del 9,1% nel Mezzogiorno, del 6,9% nel Centro, del 7,4% nel Nord Ovest e del 6,5% nel Nord Est.
Ma i maggiori aumenti si registrano in Abruzzo (+11,5%), Calabria (+10,9%), Liguria (+10,8%), Puglia (+10,5%) e Trentino-Alto Adige (+10,3%).

Pochi candidati e scarsa preparazione 

Dal rapporto di Confartigianato emerge poi che tra le cause di difficile reperimento rientra la mancanza di candidati (32,4% dei lavoratori) e l’inadeguata preparazione degli stessi (10,8%).
Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
Inoltre, all’aumento delle retribuzioni viene affiancata l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, la flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e comfort dei luoghi di lavoro.

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Lavoro da remoto estivo: opportunità e sfida per la cybersecurity

Il ricorso al lavoro da remoto, in forte crescita dopo gli anni della pandemia, è particolarmente diffuso nei mesi estivi, consentendo ai lavoratori di conciliare vita professionale e esigenze famigliari.
Se i vantaggi sono indubbi, il remote working rappresenta però una sfida complessa per i team IT aziendali, che devono poter garantire standard di sicurezza elevati e inalterati nel corso di tutto l’anno, proteggendo la rete aziendale e i dati sensibili per l’attività di business.
“Se ciò ha implicato e implica tuttora da parte delle aziende una sempre crescente attenzione alla sicurezza informatica, anche gli utenti devono adottare misure che consentano di lavorare da remoto mantenendo inalterati gli standard di sicurezza”, spiega Chester Wisniewski, Field CTO di Sophos.

Parola d’ordine, formazione

Gli esperti di sicurezza informatica di Sophos hanno condiviso 5 passaggi da intraprendere per evitare rischi e preoccupazioni durante periodi come le ferie estive.
Prima di tutto, prepararsi in anticipo, verificando che tutti i device in uso siano dotati di software di sicurezza aggiornati, siano conformi alle politiche di conformità e sicurezza aziendali, e che tutte le soluzioni siano protette. La maggior parte degli attacchi informatici inizia da una vulnerabilità nell’anello più debole della catena, ovvero gli utenti. I lavoratori possono quindi essere il punto debole sfruttato dai cybercriminali per accedere alla rete aziendale. Ciò rende necessario che ogni membro del team abbia le conoscenze necessarie a riconoscere un potenziale rischio informatico, e conosca le procedure per segnalarlo tempestivamente al proprio team IT

Aggiornare, aggiornare, aggiornare

Se arriva una comunicazione inaspettata da un collega o da un’azienda che sembra fuori dall’ordinario, è d’obbligo la prudenza. Non rispondere direttamente, ma fare un controllo aggiuntivo con il presunto mittente utilizzando un altro metodo di comunicazione come telefono o SMS per assicurarsi che la mail sia autentica
E non appena disponibili, vanno sempre effettuati gli aggiornamenti. Questo è più semplice su smartphone e computer, poiché di solito si ricevono apposite notifiche con richieste di aggiornamento, ma non vanno dimenticati device come i router e i dispositivi IoT.

Un ambiente potenzialmente “ostile”

Non vanno poi dimenticate le misure di protezione più elementari, che rappresentano la prima barriera all’ingresso. Innanzitutto, vanno impostate password univoche per ogni account e va utilizzato un gestore di password affinché siano efficaci. Inoltre, va utilizzata l’autenticazione a più fattori, o ‘in due passaggi’, ove disponibile, per fornire una protezione aggiuntiva.
“Oggi la maggior parte dei dispositivi viene utilizzata quando è connessa a Internet, quindi è necessario considerare sempre che ci troviamo in un ambiente potenzialmente ‘ostile’- aggiunge Chester Wisniewski -. L’idea che lo spazio sicuro sia all’interno degli uffici e quello insicuro all’esterno è superata, ma è vero che a volte quando usciamo dal perimetro fisico dell’azienda non portiamo con noi tutti gli strumenti necessari”.

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Bio Made in Italy, quali opportunità di crescita sui mercati esteri?

Qual è lo stato dell’arte del settore bio in Italia? E quali possono essere le possibilità di sviluppo e di espansione? Per avere i dati certi bisognerà aspettare la quinta edizione di Rivoluzione Bio, un evento previsto all’interno di SANA 2023, il 35° Salone Internazionale del biologico e del naturale. In quell’occasione, infatti, Nomisma presenterà i risultati del monitoraggio sui mercati internazionali realizzato nell’ambito del progetto ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio. Intanto, Nomina ha reso disponibili alcune indicazioni sulle opportunità di crescita sui mercati internazionali del bio Made in Italy.

Le vendite sui mercati internazionali hanno toccato i 3,4 miliardi di euro

Il monitoraggio dell’andamento del biologico sui mercati internazionali è possibile grazie all’Osservatorio SANA di Nomisma, che ha una partnership con ICE Agenzia. Nel 2022, le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2021. Questa crescita testimonia il riconoscimento del bio Made in Italy anche all’estero, con un valore quasi triplicato rispetto al 2012. Delle esportazioni, l’81% riguarda il food, con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Il vino gioca un ruolo significativo rappresentando il restante 19% dell’export bio, una quota maggiore rispetto all’export agroalimentare in generale, dove l’incidenza del vino si ferma al 13%.

Le principali destinazioni europee del food bio

Le principali destinazioni europee per il food italiano bio sono la Germania (indicata dal 63% delle aziende), la Francia e il Benelux. Per quanto riguarda il vino, il mercato tedesco è ancora il più rilevante, seguito dai Paesi Scandinavi e dal Benelux. Al di fuori dell’Unione Europea, i principali mercati per il food e il vino sono Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito.

Un’ottima reputazione

Il bio italiano gode di un’ottima reputazione sui mercati internazionali grazie alla qualità dei prodotti, citata come fattore di successo dal 66% delle aziende. Anche l’interesse generale del consumatore straniero per il Made in Italy è considerato un elemento di successo (60%). Inoltre, l’equivalenza del marchio bio europeo, l’elevata spesa pro-capite per i prodotti biologici e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio contribuiscono al successo delle esportazioni. Tuttavia, ci sono ostacoli da superare, tra cui i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali, le normative e la burocrazia locali, nonché la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali.

Azioni mirate per migliorare il posizionamento del bio italiano

Per migliorare il posizionamento del bio italiano all’estero, sono necessarie azioni mirate. È essenziale informare meglio il consumatore internazionale riguardo alle caratteristiche e alle garanzie che il bio offre. Attualmente, circa il 70% dei consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico) dichiara di non avere informazioni sufficienti e dettagliate sugli alimenti biologici. Inoltre, l’opportunità di conoscere i prodotti tramite assaggi o materiali nella grande distribuzione o presso i ristoranti può avvicinare il bio Made in Italy al consumatore straniero, soprattutto in Messico, Cina e Giappone. Secondo le aziende italiane, le azioni più efficaci per supportare lo sviluppo del bio nei prossimi anni dovrebbero mirare a stimolare la domanda e la fiducia dei consumatori, chiarire il contributo dell’agricoltura biologica alla sostenibilità e sostenere l’offerta e quindi la conversione e la produzione.

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Professioni sanitarie, quali sono le più richieste in Italia?

Le professioni sanitarie in Italia sono una vasta gamma di lavori che forniscono servizi di assistenza sanitaria. Attualmente, lo Stato riconosce ufficialmente 30 professioni sanitarie, ciascuna inquadrata in un ordine professionale specifico. L’accesso a queste professioni richiede il completamento di percorsi di formazione specifici e il conseguimento di determinati requisiti.
La maggior parte delle professioni sanitarie richiede una laurea triennale o magistrale in un corso di studio specifico. Ad esempio, per diventare medico è necessario completare il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia. Dopo il conseguimento della laurea, molte professioni sanitarie richiedono un periodo di tirocinio pratico e/o una specializzazione, durante il quale gli studenti acquisiscono esperienza pratica nel campo specifico e possono ottenere ulteriori qualifiche professionali.

Dopo il tirocinio serve l’iscrizione all’Ordine

Una volta completati i requisiti di formazione e tirocinio, è necessario registrarsi presso l’Ordine professionale competente per la professione scelta. Ogni professione sanitaria è inquadrata all’interno di un Ordine Professionale, che è un ente pubblico con funzioni di tutela e regolamentazione delle professioni liberali regolamentate. Gli Ordini professionali sono responsabili di garantire l’adeguata formazione, competenza e condotta etica dei professionisti all’interno della rispettiva categoria. Ad esempio, i medici devono iscriversi all’Ordine dei Medici. Le professioni sanitarie richiedono anche un costante aggiornamento delle competenze professionali attraverso corsi di formazione continua e apprendimento per rimanere al passo con gli sviluppi nel settore sanitario.

Quando la qualifica è ottenuta all’estero

Le persone che hanno ottenuto una qualifica professionale all’estero possono esercitare l’attività sanitaria in Italia previo riconoscimento da parte del Ministero della Salute. Allo stesso modo, i cittadini italiani residenti all’estero possono esercitare l’attività sanitaria nel paese ospitante a condizione che la loro qualifica sia stata riconosciuta dall’autorità competente del luogo in cui intendono lavorare.

Quali sono i principali ambiti

Le professioni sanitarie in Italia includono professioni infermieristiche ed ostetriche (infermieri e ostetrici), professioni della riabilitazione (fisioterapisti, podologi, logopedisti, ortottisti, terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, tecnici della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali, educatori professionali), professioni tecniche (tecnici audiometristi, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnici sanitari di neurofisiopatologia, tecnici ortopedici, tecnici audioprotesisti, tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, igienisti dentali, dietisti) e professioni della prevenzione (tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, assistenti sanitari).

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Per le aziende gli oceani sono una risorsa economica da preservare

A marzo 2023 le Nazioni Unite hanno concordato un trattato per proteggere gli oceani e riparare la natura marina, l’High Seas Treaty. Anche le aziende iniziano a capire che gli oceani sono una risorsa, oltre che da preservare, anche di business, e le proprie azioni hanno un impatto sulla salute dell’oro blu. La terza edizione del report ‘Business for Ocean Sustainability’, sviluppato da One Ocean Foundation in collaborazione con SDA Bocconi, McKinsey & Company e CSIC (Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo), si concentra sul concetto di Blue Natural Capital come principio guida di una Ocean Economy a favore della natura.

Come agiscono le aziende

Di fatto, ogni euro investito nella ricostituzione della vita marina ne genera 10 di ritorno. Si stima che l’Ocean Economy generi ogni anno 5,2 trilioni di dollari, ma le aziende sono responsabili per la pressione diretta e indiretta esercitata sugli oceani. È quindi fondamentale diffondere tale consapevolezza per poter raggiungere un uso sostenibile degli oceani. Secondo il Report il 52% delle aziende oggi è consapevole della pressione sull’ecosistema marino, e molte hanno cominciato ad agire per mitigare tale pressione. Se però si considera il punteggio medio di attivazione per azienda, che misura il numero di azioni con effetto positivo sull’oceano, rimane al 20%, con grandi differenze tra i settori. Inoltre, la maggior parte sta agendo con misure che vanno a beneficio degli oceani solo in modo indiretto. Poche hanno attivato azioni rivolte direttamente alla conservazione e alla sostenibilità degli oceani.

SDG14 Life Below Water: un SDG meno prioritario

Tra le aziende che agiscono più miratamente, il 50% ha una prospettiva basata sulla mitigazione del rischio, il 35% su mitigazione del rischio e sul concetto di opportunità, e solo il 15% è focalizzato sulle opportunità di business. Ma a fronte di una crescente consapevolezza dell’importanza sociale, ambientale ed economica degli oceani, il criterio SDG14 ‘Life Below Water’, un indicatore del livello di attenzione che le imprese prestano a questi temi, rimane uno degli SDG considerato meno prioritario. Il 76% delle aziende si è impegnato su almeno 1 dei 17 criteri SDG, a fronte del 60% del 2019, ma SDG14 è incluso solo dal 9% delle aziende, che si focalizzano soprattutto su SDG5 ‘Gender Equality’ e SDG13 ‘Climate Action’. 

I settori più attenti

Di contro, il numero delle aziende impegnate nell’SDG14 è cresciuto dal 6% del 2017 al 9% del 2021.
Il Report sottolinea come le aziende che operano nell’Ocean Economy siano più attente. Il 32% di loro include SDG14 nei propri report di sostenibilità, a seguire, le imprese del settore tessile e abbigliamento, con il 24%, e quelle dei Servizi pubblici & Generazione di energia elettrica e Agrifood, con il 13%.
Quindi, se lo studio evidenzia una crescente consapevolezza rimane comunque diffusa una scarsa coscienza delle pressioni dirette e indirette che l’industria esercita sui mari, specialmente nei settori non direttamente operanti nell’Ocean Economy.

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Mercato immobiliare e mutui: un primo bimestre in discesa

È stato reso noto dal Consiglio Nazionale del Notariato sulla base delle rilevazioni effettuate attraverso i Dati statistici Notarili (DSN): nei primi due mesi del 2023, a Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna, Torino, Palermo, Verona e Firenze le richieste di mutuo risultano in discesa, mentre il ‘calo’ delle compravendite di fabbricati abitativi è più diversificato sul territorio. La ricognizione del mercato immobiliare italiano effettuata dal Notariato sul primo bimestre dell’anno ha considerato 9 grandi città italiane in merito a mutui, surroghe, e compravendite di fabbricati abitativi.

Compravendite: a febbraio in calo tranne a Torino 

Sebbene a livello nazionale il calo delle compravendite sia del 2,7%, province come Bari, Bologna, Torino e Palermo mostrano valori in controtendenza, attestandosi a variazioni positive rispetto al primo bimestre 2022. Dai dati positivi di Torino (+3,26%), Bologna (+2,88%), Bari (+1,14%) e Palermo (+2,11%) si passa al calo di centri importanti come Milano (-3,74%), Verona (-1,45%), Roma (-2,09%), Firenze (-5,28%), Napoli (-14,9%). Nel mese di febbraio 2023 in tutte le città si registra comunque un calo delle compravendite, tranne a Torino, dove le transazioni sono addirittura maggiori rispetto a gennaio.

Mutui: Milano -21,04%, Roma -20%

A Milano nel primo bimestre 2023 si è registrato un calo del 3,74% del mercato immobiliare rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutti i segmenti sono coinvolti, -11,84% prime case tra privati, -29% prime case da impresa, -10,04% seconde case tra privati, -8,33% seconde case da impresa.
Ancora più forte è il calo dei mutui: -21,04% rispetto allo stesso periodo del 2022. E si registra un calo anche nelle surroghe di circa il -17,5%. A Roma, il calo delle compravendite è del 2,09%, mentre per il segmento prime case tra privati si attesta a -3,89%, e per quelle acquistate dal costruttore addirittura a -27,38%. Resta invece positivo il dato totale delle transazioni per le ‘seconde case’ (+7.05% da privati, +4,75% da costruttore). Il calo dei mutui è poi pari a -20%, e le surroghe sono scese del 12,64%. Dopo una leggera diminuzione a gennaio 2023 (-1.56%), a partire da febbraio crollano a -23,31%.

Stime per l’anno in corso: mercato a -10,7%

Data la disponibilità della serie storica dei Dati Statistici Notarili dal 2017 al 2022, sono state inoltre fatte stime tendenziali sull’andamento del mercato immobiliare nel 2023. Sono previsioni basate su analisi e modelli matematici di dati che potrebbero non tenere conto di incertezze e variazioni impreviste, fornendo indicazioni e andamenti di sviluppo nelle aree di interesse. Nello specifico, ci si è posti l’obiettivo di misurare il trend nelle transazioni di compravendite di beni immobili e sui mutui erogati. Per il 2023, sulla base dello studio statistico a cura del Consiglio Nazionale del Notariato, ci si aspetta un calo del mercato del 10,7% rispetto al 2022. La riduzione è generalizzata su prime e seconde case, sia da acquisto tra privati sia da impresa, anche se i dati specifici evidenziano importanti differenze.

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Da WhatsApp sono in arrivo i Canali: di cosa si tratta?

Una nuova funzionalità semplice, affidabile e privata per ricevere aggiornamenti importanti da persone e organizzazioni. Meta ha annunciato l’introduzione dei Canali su WhatsApp, che in questo modo diventa sempre più simile a Telegram.
“Stiamo costruendo canali per offrire il modo più privato di comunicare – ha dichiarato il Ceo di Meta Mark Zuckerberg in un comunicato -. Come amministratore del canale, il tuo numero di telefono e la tua immagine del profilo non verranno mostrati ai follower. Allo stesso modo, se segui un canale il tuo numero di telefono non verrà mostrato all’amministratore o agli altri che seguono lo stesso canale.
Gli utenti in Colombia e Singapore saranno i primi a ricevere l’accesso ai Canali, ma Meta assicura che amplierà la disponibilità dello strumento a livello globale entro la fine dell’anno.

Strumenti di trasmissione unidirezionali per pubblicare contenuti

Come già accade su Telegram, i canali su WhatsApp sono strumenti di trasmissione unidirezionali in cui gli amministratori possono pubblicare immagini, video, adesivi e sondaggi. In pratica, quando un utente si iscrive a un canale specifico, riceverà tutto il contenuto in una scheda separata.
Si può aderire a questi canali tramite un invito, oppure si possono anche cercare all’interno di WhatsApp. I canali saranno accessibili tramite una scheda separata chiamata Aggiornamenti, che fornisce agli utenti uno spazio dedicato sia per gli aggiornamenti di stato sia per i canali che scelgono di seguire.

Una comunicazione separata dalle conversazioni personali

Facendo ‘tap’, si apriranno i messaggi condivisi dalle organizzazioni e dalle persone che condivideranno notizie, update e comunicazioni broadcast a carattere informativo.
Ci sarà così una chiara separazione che garantisce che le conversazioni personali con amici e familiari rimangano distinte dai contenuti del canale. Gli amministratori del canale avranno la possibilità di inviare vari tipi di contenuti ai propri follower, tra cui testo, foto, video, adesivi e sondaggi, trasformando i canali in un efficace strumento di trasmissione unidirezionale.

Una directory con diverse categorie da cercare

Per facilitare la scoperta del canale, WhatsApp ha confermato che introdurrà una directory ricercabile con diverse categorie come hobby, squadre sportive e aggiornamenti da parte dei funzionari locali.
Gli utenti possono anche accedere ai canali tramite link di invito condivisi in chat, inviati tramite e-mail o pubblicati online. La privacy è una priorità assoluta per WhatsApp, poiché sia gli amministratori sia i follower possono essere certi che le loro informazioni personali rimarranno protette.

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Dating: per la GenZ è inclusivo, tecnologico e più “autentico”

Sono alcuni dati emersi dal report The Future of Dating 2023, ‘A Renaissance in Dating, Driven by Authenticity’ di Tinder: con il ritorno alla normalità dopo la pandemia, il report quest’anno individua nuovi trend e abitudini nel dating. Che per la GenZ sono costruite su tre pilastri fondamentali: inclusività, tecnologia, e soprattutto, autenticità. Di fatto, la GenZ sta riscrivendo le regole e gli standard delle generazioni precedenti rispetto alle relazioni. Circa l’80% di chi ha 18-25 anni considera il proprio benessere una priorità quando frequenta qualcuno, e il 79% ritiene che i potenziali partner debbano condividere questo tipo di approccio. Non solo: il 75% di giovani single conferma di trovare più attraente un match che lavora sulla propria salute mentale.

L’aspetto fisico conta meno della fedeltà

Insomma, la GenZ dà più importanza a relazioni basate su valori come fedeltà (79%), rispetto (78%), mentalità aperta (61%), e meno sull’aspetto fisico (56%). In pratica, la GenZ è disposta a mostrare la propria personalità senza filtri e maschere, prendere o lasciare. Quando si tratta di appuntamenti, creare connessioni reali e autentiche rimanendo fedeli al proprio io è in cima alle priorità dei giovani su Tinder. E avere idee e opinioni chiare è fondamentale. In questo, l’alcol, o meglio la sua mancanza, gioca un ruolo cruciale. Il 72% degli iscritti a Tinder afferma sul profilo di non bere alcolici o di farlo solo occasionalmente.

Niente ghosting, please

Inoltre, giochetti e strategie di conquista non fanno parte della indole dei GenZ, che rispetto ai dater di età superiore hanno il 32% in meno di probabilità di sparire con una persona, il cosiddetto ‘ghosting’.
Inoltre, il 77% degli utenti di Tinder risponde a una persona che gli interessa nel giro di 30 minuti, il 40% in massimo 5 minuti e più di un terzo immediatamente.
Un dato interessante se confrontato con il modo in cui i Millennial consideravano gli appuntamenti 10 anni fa. Il 73% di chi oggi ha tra 33-38 anni concorda che le strategie di conquista (farsi desiderare, dare segnali poco chiari, sondare il terreno) erano considerate la normalità quando avevano 18-25 anni, mentre oggi non lo sono più.

Ciò che conta sono le persone

Ora ciò che effettivamente conta sono le persone, ciascuna con la propria unicità. L’80% dei membri di Tinder afferma di aver conosciuto e incontrato una persona di un’altra etnia o cultura, riporta Adnkronos. Due terzi degli utenti (circa il 66%) ammette che grazie a Tinder ha potuto conoscere e frequentare gente al di fuori della propria cerchia sociale, conoscendo persone che altrimenti non avrebbe mai potuto incontrare nella quotidianità.
Questo dato è rilevante anche per i membri della comunità LGBTQIA+, che riconoscono Tinder come un luogo sicuro in cui fare coming-out, ancora prima di farlo con familiari o amici.

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Viaggiare low cost? Parola d’ordine flessibilità

Molti italiani vorrebbero viaggiare low cost per vedere posti nuovi e mangiare piatti inconsueti, ma rientrando in un budget limitato. Ebbene, viaggiare low cost è possibile, basta pianificare il viaggio in modo preciso e oculato, evitando inutili sprechi di denaro e seguendo alcuni consigli. In primo luogo, occorre essere flessibili sulla meta: se ciò che interessa è visitare un nuovo paese è possibile approfittare di grandi offerte. Le compagne aeree, infatti, offrono ‘a rotazione’ voli economici per mete predestinate, e optando per una di queste si può fare un viaggio anche a metà prezzo. Ma si possono anche utilizzare sconti e offerte online consultabili giornalmente su siti e pagine web dedicate, per risparmiare su voli, hotel, noleggi auto, assicurazioni, trasporti, tour, musei, e parcheggi.

Data e ora flessibili, e bagagli leggeri

Se si sceglie senza obbligo di data e ora precisa, si riescono a trovare viaggi vantaggiosi con la possibilità di trovare anche mete straordinarie.
Inoltre, conviene viaggiare leggeri. Non è solo più comodo, ma è anche decisamente più economico. Viaggiare solo con il bagaglio a meno, ad esempio, permette di non pagare la tariffa del trasporto del bagaglio a bordo. Attenzione però, perché ogni compagnia aerea ha le sue regole specifiche sui bagagli, quindi è bene fare attenzione alle dimensioni massime dei bagagli da portare a bordo.
Altro consiglio, informarsi su cosa mette a disposizione l’hotel dove si alloggia, per evitare di portare eventuali oggetti voluminosi, e a volte inutili, come accappatoio o asciugamani.

Valutare pullman e treni. E scegliere la meta Italia

Un altro motivo di spese futili sono i servizi accessori sugli aerei. Non solo per snack e bibite vendute a bordo, ma anche per imbarco prioritario, posti o servizi particolari. Se si è alla ricerca di prezzi convenienti si possono poi valutare anche opportunità alternative negli spostamenti, come pullman organizzati o i treni, che spesso permettono di viaggiare rapidamente.
E sicuramente viaggiare in Italia è più economico che andare all’estero. Ovviamente, in questo caso, si risparmia soprattutto sul viaggio, ma ancora di più se a questo si abbina la scelta del tipo di struttura dove alloggiare.

Meglio il B&B, meglio ancora se last minute

A chi non piace andare in hotel di lusso? Ovviamente tutti amano le comodità, ma si trovano anche B&B che non hanno nulla da invidiare a un albergo stellato, e permettono di risparmiare non pochi soldi. Un consiglio per chi viaggia molto è poi quello di ‘accumulare miglia’, che può garantire sconti che non tutti conoscono. Se invece il desiderio è quello di viaggiare risparmiando a ogni costo, il consiglio migliore è sicuramente quello di viaggiare con le offerte last minute. Spesso prima di partire qualcun è costretto a disdire un volo. A quel punto si generano posti per mete casuali che si possono ‘acchiappare’ poco prima della partenza, e a prezzi davvero stracciati. Perché non approfittarne?

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Gli italiani sono sempre più tecnologici, anche i senior

Gli italiani si ritengono sempre più tecnologici: nove su dieci si considerano ‘persone tecnologiche’, ovvero capaci di utilizzare al meglio device (92,8%) ed elettrodomestici (92,6%), anche se la percezione della propria preparazione differisce secondo l’età.
L’84,1% degli italiani dichiara poi un aumento esponenziale dell’utilizzo dei device e il 63,4% degli elettrodomestici. Rispetto ai device, lo dichiara oltre la metà dei Senior (57,6%), piazzandosi solo poco dopo la GenZ (62%).  Ma c’è di più oltre alla praticità. Secondo il Trend Radar di Samsung la tecnologia favorisce anche l’interazione tra le generazioni, accorciando le distanze tra GenZ e Senior, e genitori e figli, per migliorare competenze e imparare le funzionalità.

La tecnologia aiuta a restare in contatto con la famiglia

Gli italiani riconoscono quasi all’unanimità quanto siano importanti i device (96%) e gli elettrodomestici (93%) nella vita di tutti i giorni. Inoltre, sono consapevoli di come oltre allo smartphone, dispositivo per il quale il 72% dichiara di non poter più fare a meno, gli elettrodomestici connessi possano rendere migliore la gestione della casa: il 62,5% (50,8% Senior) vorrebbe approfondirne la conoscenza. Ma la tecnologia rappresenta un modo per restare in contatto con la famiglia (88,1%, 86% Senior), anche attraverso il supporto dei più giovani in ambito tech in famiglia (79,5%). Ed è diffusa anche la volontà di essere disponibili e responsabili da parte degli adulti nel formare e aiutare i più piccoli all’universo online (87,2%).

Elettrodomestici fondamentali nella vita quotidiana

La tecnologia, insomma, diventa un mezzo imprescindibile per gli italiani, Il 59,2% afferma che senza non potrebbe più svolgere alcuna attività quotidiana.
Tra coloro che sostengono che i device sono molto utili nella vita quotidiana non stupisce che l’84,3% sia rappresentato dai GenZ. Anche il 69,3% dei Senior ritiene fondamentale l’utilità dei dispositivi tecnologici nella quotidianità, e il divario si fa ancora più sottile in merito all’utilità degli elettrodomestici. In questo caso, infatti, dopo i GenZ (76,1%) si piazzano proprio i Senior (72,8%), mentre i Millennials arrivano ultimi con il 70,8%.

Smartphone e tablet: la conoscenza diminuisce all’aumentare dell’età

Più le persone sono giovani, più però si ritengono abili nell’utilizzo dei device, con un picco del 75,9% fra la GenZ e un dato molto più basso (45,5%) fra i Senior.
Nello specifico, per smartphone e tablet la conoscenza diminuisce all’aumentare dell’età. Si parte da un 67,3% per i GenZ con 9,5 punti percentuali di differenza con Millennials (57,8%), per i quali lo smartphone è ormai il canale di comunicazione e informazione principale verso il mondo esterno che avviene tramite chat e social. Invece, per coloro che si ritengono molto capaci nell’utilizzo degli elettrodomestici, è curioso notare come i valori della GenZ (54,3%) e dei Senior (55,8%) siano simili e decisamente più bassi rispetto ai Millennials e agli adulti che si dichiarano più abili.