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Nonostante il clima di incertezza sono 600mila le aziende che contano di recuperare risultati operativi accettabili entro il 2020, mentre per 580mila bisognerà aspettare il 2021. Secondo un’indagine condotta da Unioncamere in accordo con Anpal tramite il sistema informativo Excelsior solo 180mila imprese (13,1%) non ha subito contraccolpi produttivi e perdite economiche significative nel corso del lockdown. A fronte di quasi l’85% delle aziende che non ha ancora assorbito le ripercussioni della crisi.  A presentarsi più preparate a superare le barriere imposte nella fase del lockdown sono state le imprese che hanno adottato piani integrati di digitalizzazione. Il 15,3% di queste dichiara di non aver subito perdite, e sembra poter guardare a un recupero meno lontano nel tempo.

Meno investimenti digitali, più lunghi i tempi di ripresa

Al contrario, l’insufficiente o parziale impegno negli investimenti digitali è un fattore che porta le imprese a valutare tempi di ripresa più lunghi, e a riportare maggiori difficoltà nella gestione finanziaria delle fasi dell’emergenza sanitaria, riporta Adnkronos. Aver potuto riprendere le attività immediatamente dopo la fase di più stretto lockdown fa sì che le imprese delle costruzioni mostrino la migliore aspettativa di recupero tra i principali macro-settori. Per quasi un sesto degli operatori il superamento delle difficoltà è atteso entro fine luglio, e per un ulteriore 9% entro la fine di ottobre. Questo, sebbene la quota di chi non hanno subito perdite nel periodo di sospensione obbligata è piuttosto contenuta (7% circa).

Situazione critica per turismo e commercio

Situazione più critica per il settore turistico, con il 63,1% delle imprese che ritiene di poter tornare a livelli di attività adeguati non prima del primo semestre del 2021. Soltanto il 6,2% degli operatori prevede il ritorno a condizioni accettabili entro ottobre. A pesare in particolare sono gli effetti della perdita del volume di affari per la chiusura delle attività, e l’inevitabile protrarsi delle limitazioni nei flussi turistici dall’estero, oltre agli effetti legati al generalizzato calo dei redditi. Situazione analoga per le imprese del commercio. Una su due teme infatti che gli effetti dell’emergenza Covid-19 possano durare per oltre un anno. A fare la differenza anche in questo caso sono soprattutto l’aumento delle difficoltà economiche per molti nuclei familiari, e le modifiche delle abitudini di spesa dei consumatori.

Migliori capacità di reazione per sanità, servizi assistenziali e di formazione privati

Migliori capacità di reazione si evidenziano, invece, per le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi assistenziali privati, con il 63,5% degli operatori che già nel 2020 conta di raggiungere un pieno recupero, e dell’istruzione e dei servizi formativi privati (il 17,4% delle strutture traguarda alla fine di ottobre i tempi del recupero). Nel manifatturiero sono invece i settori della meccanica, elettrico ed elettronico e chimica-farmaceutica a contare di poter contenere entro la fine del 2020 gli effetti più pesanti delle restrizioni indotte dalla pandemia.