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Quando finirà il periodo di quarantena la bici sarà un mezzo sicuro per girare in città senza pericolo di infettarsi. Soprattutto durante la fase 2, in cui salire sui mezzi pubblici sarà un’impresa, con gli accessi scaglionati per mantenere le distanze. Le associazioni ambientaliste puntano sulla bici per ripensare la mobilità urbana dopo il lockdown, e col virus ancora in giro. Ma non solo, propongono anche di spingere sul car sharing, e di non abbandonare lo smart working utilizzato in questi giorni. L’obiettivo per chi ha cuore l’ambiente è approfittare di questa emergenza per rendere più sostenibile il traffico urbano. Il rischio è che, con l’accesso limitato ai mezzi pubblici, le persone siano costrette a usare, aumentando traffico e inquinamento atmosferico.

Alla ripresa mezzi pubblici sicuri e piste ciclabili provvisorie

L’inquinamento atmosferico causato dal traffico, come ipotizzano diversi studi, potrebbe rendere più letale il coronavirus, indebolendo i polmoni. A questo proposito Legambiente ha presentato un piano in cinque punti ai sindaci italiani per riorganizzare la mobilità dal 4 maggio. In primo luogo, è fondamentale rendere sicuri i mezzi pubblici, con tornelli e controlli per evitare gli affollamenti, sanificazione, mascherine obbligatorie e orari ripensati.

Poi, realizzare piste ciclabili provvisorie su tutte le arterie principali, restringendo le carreggiate delle auto con strisce o barriere.

Le proposte di Legambiente

“È la soluzione che stanno praticando già diverse città del mondo – scrive Legambiente – da Montpellier, con una striscia di vernice e cordoli di protezione con conetti provvisori, a Berlino allargando le piste ciclabili con nuove strisce laterali. Stesse misure decise a Bogotà, a Vancouver, New York, Boston e Parigi. In Nuova Zelanda – continua Legambiente – il Governo ha deciso di finanziare queste misure da parte dei Comuni. Questi interventi sono a costo quasi zero”.

L’associazione propone il rafforzamento della sharing mobility, con auto soprattutto elettriche, bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini, incentivi alla rottamazione dell’auto e alla mobilità sostenibile, sgravi fiscali per lo smart working, che riduce il traffico dei pendolari.

Seguire l’esempio di New York e Bogotà

Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. A Roma, ad esempio, le associazioni ciclistiche Fiab e Salvaiciclisti hanno proposto alla sindaca Virginia Raggi un piano dettagliato di piste ciclabili sulle vie principali, restringendo le carreggiate alle auto.  Esattamente quanto ha fatto nei giorni scorsi Bogotà, la capitale della Colombia, che ha realizzato 76 chilometri di piste ciclabili in più, per permettere ai cittadini di non accalcarsi sui mezzi pubblici. Intanto, a New York gli spostamenti in bici da marzo sono raddoppiati, dopo l’invito del sindaco Bill De Blasio ad andare a piedi o pedalare, per evitare di contagiarsi su treni e metro.