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La violenza di genere onlife tra gli adolescenti

Emerge dal rapporto “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”, realizzato da Save the Children in collaborazione con Ipsos: quasi un/una adolescente tra 14 e 18 anni su cinque (19%) dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti. Del resto, il 17% pensa che in una relazione intima sia ‘normale’ che ogni tanto scappi uno schiaffo, e per il 30% la gelosia è un segno di amore.

Il 43%, inoltre, è d’accordo con l’opinione che se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale il modo di sottrarsi lo trova. La percentuale di chi lo dichiara è più alta tra i ragazzi (46%), ma è elevata anche tra le ragazze.
Ma in una dimensione delle relazioni sempre più onlife anche condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d’amore (21%).

I comportamenti di controllo

Al 26% degli adolescenti che hanno/hanno avuto una relazione è capitato che il/la partner creasse un profilo social falso per controllarlo/a. E l’11% di tutti gli intervistati dichiara che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

Il 65% ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, dalla richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%) a non vestirsi in un determinato modo (32%). Ma il 63% dichiara di aver praticato almeno un comportamento di controllo nei confronti di altri.
Quanto al consenso a un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile. Ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento.

L’intimità condivisa online 

Nella vita relazionale degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Il 73% dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, e il 64% di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace.

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. Il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse (40% tra chi è in una relazione).
Ma un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso, e l’11% ha subìto una condivisione di proprie foto intime senza aver dato il consenso.

La resistenza degli stereotipi 

Quanto agli stereotipi di genere, il pianto, le capacità relazionali e di cura vengono associate all’universo femminile.
Quasi il 69% degli adolescenti pensa che le ragazze siano più predisposte a piangere dei ragazzi, il 64% che siano maggiormente in grado di esprimere le proprie emozioni, il 50% di prendersi cura in modo più attento delle persone.

Il 39% dei maschi e delle femmine ritiene che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione. E la percentuale sale al 51% tra le ragazze.

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AI e Voice deepfake: il futuro delle frodi è “vocale”

Di recente, Open AI ha presentato un modello di API Audio in grado di creare discorsi umani e messaggi vocali. Finora, è il software che si avvicina di più al vero linguaggio umano.
API Audio è in grado di riprodurre vocalmente il testo richiesto, consentendo agli utenti di scegliere fra una serie di opzioni vocali. Attualmente, non può essere utilizzato per creare voice deepfake, ma è indicativo del rapido sviluppo delle tecnologie di generazione vocale.

Sempre di recente, grazie all’Intelligenza artificiale, che ha combinato parti di una vecchia registrazione migliorandone la qualità audio, i Beatles hanno entusiasmato milioni di fan pubblicando una nuova canzone.
La domanda è: in futuro i modelli vocali sviluppati con l’AI potrebbero diventare un nuovo strumento nelle mani dei criminali informatici? 

Per ora la voce umana non è completamente imitabile 

La risposta è sì: nonostante i deepfake e gli strumenti utilizzati per realizzarli non siano ancora ben sviluppati o diffusi, il loro potenziale utilizzo nelle frodi è estremamente elevato. E la tecnologia non smette di evolversi.
Oggi non esiste alcun dispositivo in grado di produrre voice deepfake di alta qualità, ovvero, che non sia distinguibile dal vero parlato umano.

Tuttavia, negli ultimi mesi sono stati rilasciati sempre più strumenti per generare la voce umana.
Inoltre, se in precedenza gli utenti avevano bisogno di competenze almeno di programmazione di base, ora sta diventando più facile lavorare con questi strumenti
Insomma, a breve verranno sviluppati modelli che combineranno semplicità d’uso e qualità dei risultati.

Un esempio di frode riuscita

Le frodi che sfruttano l’Intelligenza artificiale per ora non sono frequenti, ma esistono già esempi di casi ‘riusciti’.
A metà ottobre del 2023, il venture capitalist americano Tim Draper ha avvertito i suoi follower su Twitter che i truffatori hanno usato la sua voce per alcune truffe. In particolare, Tim Draper ha segnalato che le richieste di denaro effettuate con la sua voce sono il risultato dell’Intelligenza artificiale.

Nonostante questo caso, finora la società non percepisce i voice deepfake come una possibile minaccia informatica. Poiché sono pochissimi i casi in cui vengono utilizzati con intenzioni malevole, le tecnologie di protezione tardano a diffondersi.

Il modo migliore per proteggersi è ascoltare attentamente

Per il momento, il modo migliore per proteggersi è ascoltare attentamente le parole dell’interlocutore al telefono. Se la qualità della registrazione è bassa, contiene rumori e la voce sembra robotica, non bisogna fidarsi delle informazioni ascoltate.

Un altro modo per testare ‘l’umanità’ dell’interlocutore è quello di porre domande insolite. Ad esempio, se l’interlocutore fosse un modello vocale, una domanda sul suo colore preferito lo lascerebbe perplesso, poiché non è quanto solitamente chiede la vittima di una frode. Il ritardo nella risposta renderà quindi chiaro che l’utente è stato ingannato.
Un’altra opzione è quella di installare una soluzione di sicurezza affidabile e completa. Sebbene non possa rilevare al 100% i voice deepfake, può aiutare gli utenti a evitare siti web sospetti, pagamenti e download di malware, proteggendo i browser e controllando tutti i file sul computer.

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Cybersecurity: individuati un malware bancario, uno stealer e un nuovo tipo di ransomware

Sono tre le nuove minacce capaci di rubare dati e denaro identificate dall’ultimo report sul crimeware di Kaspersky: lo stealer GoPIX, che prende di mira i sistemi di pagamento PIX, lo stealer multifunzionale Lumar e il ransomware Rhysida.
La prima minaccia identificata dal report, GoPIX, è una campagna malevola attiva da dicembre 2022, e si focalizza sul sistema di pagamento PIX, ampiamente utilizzato in Brasile.
La campagna ha inizio quando gli utenti cercano WhatsApp web su internet e vengono reindirizzati attraverso annunci ingannevoli.

Grazie al tool anti-frode IP Quality Score, che permette di distinguere gli utenti reali dai bot, GoPIX offre due opzioni di download a seconda dello standard della porta 27275, collegata al software Avast Safe Banking.
Gli utenti, quindi, ‘scaricano’ un malware progettato per rubare e manipolare i dati delle transazioni, che permette di eseguire diverse operazioni e rispondere ai comandi di un server command-and-control (C2).

Un nuovo stealer dalle funzionalità “impressionanti”

Lumar, invece, è un nuovo stealer multifunzione apparso a luglio 2023 grazie a un utente chiamato Collector. Lumar vanta funzionalità impressionanti, tra cui la cattura di sessioni di Telegram, la raccolta di password, cookie, dati di autofill, il recupero di file dal desktop degli utenti e l’estrazione di dati da vari portafogli criptati.
Le dimensioni ridotte di Lumar, dovute alla codifica C, non ne compromettono la funzionalità. Una volta eseguito, Lumar raccoglie le informazioni di sistema e i dati dell’utente e li invia al C2.
L’efficiente raccolta dei dati è facilitata dall’uso di tre fili separati. Il C2, gestito dall’autore del malware come Malware-as-a-Service (MaaS), offre semplici funzionalità come statistiche e registri di dati. Gli utenti possono scaricare l’ultima versione di Lumar e ricevere notifiche su Telegram con i dati in arrivo.

Il ransomware dall’esclusivo meccanismo di autocancellazione

Rilevato a maggio attraverso la telemetria di Kaspersky, Rhysida opera come Ransomware-as-a-Service (RaaS).
Rhysida si contraddistingue per il suo esclusivo meccanismo di autocancellazione e la compatibilità con le versioni precedenti a Windows 10 di Microsoft.
Scritto in C++ e compilato con MinGW e librerie condivise, Rhysida mostra una progettazione sofisticata.
Pur essendo relativamente nuovo, ha affrontato problemi iniziali di configurazione con il suo server onion, dimostrando un rapido adattamento e apprendimento del gruppo.

Le minacce informatiche a carattere finanziario sono in continuo aumento

Dal momento che le minacce informatiche a carattere finanziario continuano ad aumentare, gli esperti invitano gli utenti a rimanere vigili.
“Con l’aumento delle minacce informatiche di natura finanziaria, il nostro impegno per la protezione degli ecosistemi digitali rimane costante – dichiara Jornt van der Wiel, Senior Security Researcher del GReAT di Kaspersky -. Seguiamo da vicino l’evoluzione del panorama delle minacce, sviluppando soluzioni di sicurezza per contrastare proattivamente gli attacchi. Per garantire la sicurezza, consigliamo l’adozione di una robusta strategia di cybersecurity, che mitighi le minacce in modo efficace”.  

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Il gaming online? E’ uno spazio di interazione sociale

Uno studio condotto da Samsung a livello europeo ha rivelato che il gaming online ha un ruolo significativo come luogo di incontro e interazione sociale per i giocatori italiani. Nel dettaglio, il 49% dei giocatori italiani considera il gaming online un punto di incontro per relazionarsi con altri gamer e un luogo virtuale dove creare legami autentici. Inoltre, il 30% dei giocatori italiani afferma di stringere amicizie incontrandosi e giocando in rete. Lo studio, chiamato Gaming Relationship Report 2023, ha coinvolto oltre 7.500 gamer in cinque paesi europei e ha evidenziato come il gaming online stia diventando sempre più importante per la socializzazione tra i giocatori di età compresa tra i 18 e i 44 anni. Nel complesso, il 62% dei gamer europei in questa fascia d’età gioca almeno una volta a settimana.

Gli italiani creano relazioni… giocando

In particolare, l’Italia si distingue per l’importanza attribuita alle relazioni nate attraverso il gaming. Il 49% dei giocatori italiani si relaziona con altri giocatori online, e tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, questa percentuale sale addirittura al 73%. Inoltre, il 30% dei giocatori italiani afferma di aver stretto amicizie attraverso i videogiochi, con il 56% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 42% tra i 25 e i 34 anni che hanno creato amicizie che vanno al di là del mondo virtuale.

Un mezzo di connessione

Il rapporto sottolinea l’importanza del gaming come mezzo di connessione tra giocatori, superando confini geografici e differenze culturali. Paesi come Germania, Regno Unito, Spagna e Italia mostrano un alto grado di interazione online tra i giocatori, con l’Italia che spicca con il 49% di giocatori che si relazionano online. Gli italiani si collocano al primo posto anche per il numero di amicizie strette tramite i videogiochi (30%), seguiti dagli spagnoli (26%) e dai britannici (oltre un quarto).

Non solo un passatempo

Il gaming non è solo un passatempo ricreativo, ma anche un mezzo per sviluppare competenze e autostima. Un terzo dei giocatori italiani vorrebbe ricevere una formazione specifica per migliorare le proprie abilità di gioco, e il 51% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ritiene che il gaming abbia contribuito al loro sviluppo personale.
In Europa, il gaming è diventato un fenomeno di intrattenimento di massa, con una percentuale significativa di giocatori attivi. La Spagna è il paese con la più alta percentuale di giocatori (89%), seguita dalla Francia (78%). Anche in Italia, il gaming ha guadagnato una crescente popolarità, con l’83% della popolazione che si intrattiene con i videogiochi e il 71% che continua a giocare regolarmente.

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Lavoro da remoto estivo: opportunità e sfida per la cybersecurity

Il ricorso al lavoro da remoto, in forte crescita dopo gli anni della pandemia, è particolarmente diffuso nei mesi estivi, consentendo ai lavoratori di conciliare vita professionale e esigenze famigliari.
Se i vantaggi sono indubbi, il remote working rappresenta però una sfida complessa per i team IT aziendali, che devono poter garantire standard di sicurezza elevati e inalterati nel corso di tutto l’anno, proteggendo la rete aziendale e i dati sensibili per l’attività di business.
“Se ciò ha implicato e implica tuttora da parte delle aziende una sempre crescente attenzione alla sicurezza informatica, anche gli utenti devono adottare misure che consentano di lavorare da remoto mantenendo inalterati gli standard di sicurezza”, spiega Chester Wisniewski, Field CTO di Sophos.

Parola d’ordine, formazione

Gli esperti di sicurezza informatica di Sophos hanno condiviso 5 passaggi da intraprendere per evitare rischi e preoccupazioni durante periodi come le ferie estive.
Prima di tutto, prepararsi in anticipo, verificando che tutti i device in uso siano dotati di software di sicurezza aggiornati, siano conformi alle politiche di conformità e sicurezza aziendali, e che tutte le soluzioni siano protette. La maggior parte degli attacchi informatici inizia da una vulnerabilità nell’anello più debole della catena, ovvero gli utenti. I lavoratori possono quindi essere il punto debole sfruttato dai cybercriminali per accedere alla rete aziendale. Ciò rende necessario che ogni membro del team abbia le conoscenze necessarie a riconoscere un potenziale rischio informatico, e conosca le procedure per segnalarlo tempestivamente al proprio team IT

Aggiornare, aggiornare, aggiornare

Se arriva una comunicazione inaspettata da un collega o da un’azienda che sembra fuori dall’ordinario, è d’obbligo la prudenza. Non rispondere direttamente, ma fare un controllo aggiuntivo con il presunto mittente utilizzando un altro metodo di comunicazione come telefono o SMS per assicurarsi che la mail sia autentica
E non appena disponibili, vanno sempre effettuati gli aggiornamenti. Questo è più semplice su smartphone e computer, poiché di solito si ricevono apposite notifiche con richieste di aggiornamento, ma non vanno dimenticati device come i router e i dispositivi IoT.

Un ambiente potenzialmente “ostile”

Non vanno poi dimenticate le misure di protezione più elementari, che rappresentano la prima barriera all’ingresso. Innanzitutto, vanno impostate password univoche per ogni account e va utilizzato un gestore di password affinché siano efficaci. Inoltre, va utilizzata l’autenticazione a più fattori, o ‘in due passaggi’, ove disponibile, per fornire una protezione aggiuntiva.
“Oggi la maggior parte dei dispositivi viene utilizzata quando è connessa a Internet, quindi è necessario considerare sempre che ci troviamo in un ambiente potenzialmente ‘ostile’- aggiunge Chester Wisniewski -. L’idea che lo spazio sicuro sia all’interno degli uffici e quello insicuro all’esterno è superata, ma è vero che a volte quando usciamo dal perimetro fisico dell’azienda non portiamo con noi tutti gli strumenti necessari”.

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Da WhatsApp sono in arrivo i Canali: di cosa si tratta?

Una nuova funzionalità semplice, affidabile e privata per ricevere aggiornamenti importanti da persone e organizzazioni. Meta ha annunciato l’introduzione dei Canali su WhatsApp, che in questo modo diventa sempre più simile a Telegram.
“Stiamo costruendo canali per offrire il modo più privato di comunicare – ha dichiarato il Ceo di Meta Mark Zuckerberg in un comunicato -. Come amministratore del canale, il tuo numero di telefono e la tua immagine del profilo non verranno mostrati ai follower. Allo stesso modo, se segui un canale il tuo numero di telefono non verrà mostrato all’amministratore o agli altri che seguono lo stesso canale.
Gli utenti in Colombia e Singapore saranno i primi a ricevere l’accesso ai Canali, ma Meta assicura che amplierà la disponibilità dello strumento a livello globale entro la fine dell’anno.

Strumenti di trasmissione unidirezionali per pubblicare contenuti

Come già accade su Telegram, i canali su WhatsApp sono strumenti di trasmissione unidirezionali in cui gli amministratori possono pubblicare immagini, video, adesivi e sondaggi. In pratica, quando un utente si iscrive a un canale specifico, riceverà tutto il contenuto in una scheda separata.
Si può aderire a questi canali tramite un invito, oppure si possono anche cercare all’interno di WhatsApp. I canali saranno accessibili tramite una scheda separata chiamata Aggiornamenti, che fornisce agli utenti uno spazio dedicato sia per gli aggiornamenti di stato sia per i canali che scelgono di seguire.

Una comunicazione separata dalle conversazioni personali

Facendo ‘tap’, si apriranno i messaggi condivisi dalle organizzazioni e dalle persone che condivideranno notizie, update e comunicazioni broadcast a carattere informativo.
Ci sarà così una chiara separazione che garantisce che le conversazioni personali con amici e familiari rimangano distinte dai contenuti del canale. Gli amministratori del canale avranno la possibilità di inviare vari tipi di contenuti ai propri follower, tra cui testo, foto, video, adesivi e sondaggi, trasformando i canali in un efficace strumento di trasmissione unidirezionale.

Una directory con diverse categorie da cercare

Per facilitare la scoperta del canale, WhatsApp ha confermato che introdurrà una directory ricercabile con diverse categorie come hobby, squadre sportive e aggiornamenti da parte dei funzionari locali.
Gli utenti possono anche accedere ai canali tramite link di invito condivisi in chat, inviati tramite e-mail o pubblicati online. La privacy è una priorità assoluta per WhatsApp, poiché sia gli amministratori sia i follower possono essere certi che le loro informazioni personali rimarranno protette.

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Dating: per la GenZ è inclusivo, tecnologico e più “autentico”

Sono alcuni dati emersi dal report The Future of Dating 2023, ‘A Renaissance in Dating, Driven by Authenticity’ di Tinder: con il ritorno alla normalità dopo la pandemia, il report quest’anno individua nuovi trend e abitudini nel dating. Che per la GenZ sono costruite su tre pilastri fondamentali: inclusività, tecnologia, e soprattutto, autenticità. Di fatto, la GenZ sta riscrivendo le regole e gli standard delle generazioni precedenti rispetto alle relazioni. Circa l’80% di chi ha 18-25 anni considera il proprio benessere una priorità quando frequenta qualcuno, e il 79% ritiene che i potenziali partner debbano condividere questo tipo di approccio. Non solo: il 75% di giovani single conferma di trovare più attraente un match che lavora sulla propria salute mentale.

L’aspetto fisico conta meno della fedeltà

Insomma, la GenZ dà più importanza a relazioni basate su valori come fedeltà (79%), rispetto (78%), mentalità aperta (61%), e meno sull’aspetto fisico (56%). In pratica, la GenZ è disposta a mostrare la propria personalità senza filtri e maschere, prendere o lasciare. Quando si tratta di appuntamenti, creare connessioni reali e autentiche rimanendo fedeli al proprio io è in cima alle priorità dei giovani su Tinder. E avere idee e opinioni chiare è fondamentale. In questo, l’alcol, o meglio la sua mancanza, gioca un ruolo cruciale. Il 72% degli iscritti a Tinder afferma sul profilo di non bere alcolici o di farlo solo occasionalmente.

Niente ghosting, please

Inoltre, giochetti e strategie di conquista non fanno parte della indole dei GenZ, che rispetto ai dater di età superiore hanno il 32% in meno di probabilità di sparire con una persona, il cosiddetto ‘ghosting’.
Inoltre, il 77% degli utenti di Tinder risponde a una persona che gli interessa nel giro di 30 minuti, il 40% in massimo 5 minuti e più di un terzo immediatamente.
Un dato interessante se confrontato con il modo in cui i Millennial consideravano gli appuntamenti 10 anni fa. Il 73% di chi oggi ha tra 33-38 anni concorda che le strategie di conquista (farsi desiderare, dare segnali poco chiari, sondare il terreno) erano considerate la normalità quando avevano 18-25 anni, mentre oggi non lo sono più.

Ciò che conta sono le persone

Ora ciò che effettivamente conta sono le persone, ciascuna con la propria unicità. L’80% dei membri di Tinder afferma di aver conosciuto e incontrato una persona di un’altra etnia o cultura, riporta Adnkronos. Due terzi degli utenti (circa il 66%) ammette che grazie a Tinder ha potuto conoscere e frequentare gente al di fuori della propria cerchia sociale, conoscendo persone che altrimenti non avrebbe mai potuto incontrare nella quotidianità.
Questo dato è rilevante anche per i membri della comunità LGBTQIA+, che riconoscono Tinder come un luogo sicuro in cui fare coming-out, ancora prima di farlo con familiari o amici.

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Gli italiani sono sempre più tecnologici, anche i senior

Gli italiani si ritengono sempre più tecnologici: nove su dieci si considerano ‘persone tecnologiche’, ovvero capaci di utilizzare al meglio device (92,8%) ed elettrodomestici (92,6%), anche se la percezione della propria preparazione differisce secondo l’età.
L’84,1% degli italiani dichiara poi un aumento esponenziale dell’utilizzo dei device e il 63,4% degli elettrodomestici. Rispetto ai device, lo dichiara oltre la metà dei Senior (57,6%), piazzandosi solo poco dopo la GenZ (62%).  Ma c’è di più oltre alla praticità. Secondo il Trend Radar di Samsung la tecnologia favorisce anche l’interazione tra le generazioni, accorciando le distanze tra GenZ e Senior, e genitori e figli, per migliorare competenze e imparare le funzionalità.

La tecnologia aiuta a restare in contatto con la famiglia

Gli italiani riconoscono quasi all’unanimità quanto siano importanti i device (96%) e gli elettrodomestici (93%) nella vita di tutti i giorni. Inoltre, sono consapevoli di come oltre allo smartphone, dispositivo per il quale il 72% dichiara di non poter più fare a meno, gli elettrodomestici connessi possano rendere migliore la gestione della casa: il 62,5% (50,8% Senior) vorrebbe approfondirne la conoscenza. Ma la tecnologia rappresenta un modo per restare in contatto con la famiglia (88,1%, 86% Senior), anche attraverso il supporto dei più giovani in ambito tech in famiglia (79,5%). Ed è diffusa anche la volontà di essere disponibili e responsabili da parte degli adulti nel formare e aiutare i più piccoli all’universo online (87,2%).

Elettrodomestici fondamentali nella vita quotidiana

La tecnologia, insomma, diventa un mezzo imprescindibile per gli italiani, Il 59,2% afferma che senza non potrebbe più svolgere alcuna attività quotidiana.
Tra coloro che sostengono che i device sono molto utili nella vita quotidiana non stupisce che l’84,3% sia rappresentato dai GenZ. Anche il 69,3% dei Senior ritiene fondamentale l’utilità dei dispositivi tecnologici nella quotidianità, e il divario si fa ancora più sottile in merito all’utilità degli elettrodomestici. In questo caso, infatti, dopo i GenZ (76,1%) si piazzano proprio i Senior (72,8%), mentre i Millennials arrivano ultimi con il 70,8%.

Smartphone e tablet: la conoscenza diminuisce all’aumentare dell’età

Più le persone sono giovani, più però si ritengono abili nell’utilizzo dei device, con un picco del 75,9% fra la GenZ e un dato molto più basso (45,5%) fra i Senior.
Nello specifico, per smartphone e tablet la conoscenza diminuisce all’aumentare dell’età. Si parte da un 67,3% per i GenZ con 9,5 punti percentuali di differenza con Millennials (57,8%), per i quali lo smartphone è ormai il canale di comunicazione e informazione principale verso il mondo esterno che avviene tramite chat e social. Invece, per coloro che si ritengono molto capaci nell’utilizzo degli elettrodomestici, è curioso notare come i valori della GenZ (54,3%) e dei Senior (55,8%) siano simili e decisamente più bassi rispetto ai Millennials e agli adulti che si dichiarano più abili.

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Cybersecurity: Italia nel mirino dei cyber attacchi

Nel 2022 è andato a segno il 7,6% dei cyberattacchi globali, 188 in tutto, e oltre la metà di questi è stata causata da malware, in Italia il 6% in più rispetto al dato globale, con conseguenze gravi o gravissime a livello economico, sociale e di immagine nel 95% dei casi. I dati del Rapporto Clusit 2023 non lasciano alcun dubbio sulla gravità dei rischi cyber con cui dobbiamo misurarci, anche nel nostro Paese. In Italia, evidenziano i ricercatori di Clusit, la pressione maggiore degli attacchi avviene sulle aziende manifatturiere del Made in Italy, nel settore tecnico-scientifico e dei servizi professionali, laddove le organizzazioni sono meno strutturate e più impreparate a far fronte a emergenze cyber, per scarsa consapevolezza o mancanza di risorse.

Nessuno può ritenersi al sicuro

Comunemente, molte imprese pensano di non essere a rischio, sia per il settore di operatività sia per la bassa criticità delle informazioni trattate. I dati del Rapporto Clusit 2023, tuttavia, dicono che lo scorso anno i cosiddetti ‘obiettivi multipli’, ovvero le vittime di campagne non mirate, sono stati colpiti dai criminali nell’ordine del 900% in più rispetto all’anno precedente. Quindi, nessuno può ritenersi al sicuro, perché oltre agli attacchi malware e ransomware la perdita dei dati può essere banalmente causata da guasti hardware, corruzione del software, cancellazione accidentale e disastri naturali, come un allagamento o un incendio.

“Oggi è imprescindibile un backup immutabile”

Di fronte a questo scenario il consiglio è di alzare la guardia. “Il singolo backup non è più sufficiente. Oggi è imprescindibile avere un backup immutabile, in cui i file non siano cancellabili o modificabili, poiché, in caso di intrusione, i criminali sono ormai in grado di accedere a qualsiasi dato – afferma Alessio Pennasilico, Comitato Scientifico di Clusit -. Inoltre, la complessità delle organizzazioni, i loro perimetri sempre meno definiti e l’ampiezza della supply chain rendono necessari piani strutturati di continuità operativa e la costituzione di ambienti di disaster recovery, magari grazie al cloud, che certamente garantisce maggiore protezione”.

Le tre regole d’oro per non mettere a rischio i propri dati

In occasione del Backup Day, gli esperti di Clusit consigliano di rispettare ‘tre regole d’oro’ per non mettere a rischio i propri dati.
La prima è quella di dotarsi di un piano di continuità operativa e tenerlo aggiornato via via che l’organizzazione evolve. La seconda è implementare un ambiente di Disaster Recovery, magari in cloud, in grado di garantire la continuità aziendale. E la terza è prevedere un backup immutabile di tutti i dati dell’organizzazione. Ma tutto ciò non riguarda solo le imprese o i professionisti. “La disponibilità di dispositivi sempre più potenti e pervasivi, dove salvare contatti, documenti, foto e video, mette costantemente a rischio ciascuno di noi”, aggiunge Pennasilico. È quindi necessario premunirsi di un’ancora di salvezza, che per il privato cittadino può essere rappresentata dal backup, meglio se ridondato tra dispositivi e cloud.

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Il mercato Tech può crescere ancora: le sfide del 2022

Il mercato della Tecnologia di consumo ora si trova ad affrontare un periodo ricco di sfide. Dopo il boom di vendite registrato durante la pandemia, le dinamiche macroeconomiche stanno causando un incremento drastico del costo della vita per i consumatori. E le continue interruzioni della Supply Chain stanno portando a un aumento dei costi e a una disponibilità limitata dei prodotti. La situazione attuale ha portato anche in Italia a una leggera flessione del mercato, che segna un -0,4% da gennaio ad agosto 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, per un fatturato totale di 10,4 miliardi di euro.

Tagliare gli investimenti non è la soluzione migliore

Il report GfK State of Consumer Technology & Durables Report fornisce un’istantanea sul mercato globale della Tecnologia di consumo e dei beni durevoli, mettendo in luce i principali trend relativi al comportamento dei consumatori e i mercati. Nonostante le difficoltà del momento, tagliare gli investimenti potrebbe non essere la soluzione migliore. L’analisi delle crisi passate dimostra infatti come le aziende che continuano a innovare abbiano maggiori probabilità di mantenere la propria quota di mercato, e riprendersi più velocemente rispetto alle aziende che tagliano gli investimenti. Per continuare ad avere successo, Retailer e Produttori devono quindi adattare rapidamente le proprie strategie ai cambiamenti del contesto.

Rivalutare i modelli di approvvigionamento

Innanzitutto, per compensare le interruzioni della filiera distributiva, Retailer e Produttori dovrebbero rivalutare i propri modelli di approvvigionamento, e la dipendenza dai singoli mercati di produzione. Ad esempio, diversificando i canali di produzione e distribuzione per suddividere il rischio, o implementando modalità innovative di gestione delle scorte. I modelli di vendita indiretta, come quella attraverso i distributori, sono diventati molto popolari durante la pandemia. Le vendite dei distributori italiani, ad esempio, sono aumentate di circa il +12% nel 2020 rispetto al 2019. E se da gennaio ad agosto 2022 erano ancora superiori del 21% rispetto allo stesso periodo del 2019, si registra un -0,9% rispetto al 2021.

Ottimizzare l’offerta ed esplorare nuovi mercati

Il sentiment dei consumatori è ancora in discesa. Tuttavia, esistono ancora settori che offrono ottime possibilità di crescita all’interno del mercato Tech di consumo. A livello italiano, ad esempio, le vendite di termostati intelligenti per il risparmio energetico da gennaio a luglio 2022 sono aumentate del +22% rispetto allo stesso periodo del 2019. Retailer e Produttori dovrebbero quindi ottimizzare la propria offerta, puntando su prodotti in grado di appassionare o offrire un vantaggio economico ai consumatori. Inoltre, molti Paesi in via di sviluppo stanno subendo meno gli effetti della crisi e hanno ancora tassi di penetrazione molto bassi. Pertanto, focalizzare le proprie strategie su questi mercati potrebbe creare nuove opportunità di crescita.