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Riaprono le scuole, e gli studenti tornano in aula riprendendo le lezioni in presenza, anche grazie all’adozione del green pass per il personale scolastico. Tuttavia, secondo gli italiani, l’attuale sistema scolastico merita appena la sufficienza, ed è inadeguato a formare gli studenti al mondo del lavoro. Il report Gli italiani e la scuola, condotto da Ipsos per conto di #FragilItalia – l’Osservatorio di AreaStudi Legacoop, rileva infatti che gli italiani promuovono il sistema scolastico per un soffio, con un voto medio di 6,3. I problemi principali? Programmi di studio obsoleti, dotazioni tecnologiche inadeguate, scarsa motivazione dei docenti, edilizia scolastica, e classi sovraffollate. Ma soprattutto, lo ritengono incapace di fornire competenze adeguate al mercato del lavoro, e ne ravvisano le differenze qualitative tra le diverse aree del Paese e tra grandi città e provincia.

Una valutazione poco più che sufficiente

Nella valutazione media complessiva del sistema scolastico italiano esistono comunque differenze rispetto ai diversi livelli di istruzione. Il voto più alto degli italiani va all’Università (6,6), seguita dalla scuola dell’infanzia (6,5) e dalle scuole elementari (6,4), mentre gli asili nido ottengono un 6,2, e il voto più basso, 6, sotto la media complessiva del 6,3, va alle scuole medie e alle scuole superiori. Le principali carenze della scuola vengono riscontrate nei programmi di studio obsoleti e troppo teorici (52%), nelle dotazioni tecnologiche inadeguate (50%), nella scarsa motivazione dei docenti (50%), nell’edilizia scolastica (47%), e nelle classi sovraffollate (39%).

Le scuole migliori sono nelle grandi città del Nord 

Netta la valutazione sulla qualità del sistema scolastico in relazione ai diversi contesti geografici e demografici. Per il 59% degli intervistati le scuole migliori sono al Nord (con punte del 92% tra gli intervistati de Nord Est e dell’82% tra quelli del Nord Ovest), mentre solo il 5% si esprime a favore delle scuole del Sud (per il 25% non ci sono differenze). Inoltre, per il 52% le scuole migliori sono nelle grandi città (con punte del 60% tra gli under 30 e nel Nord Ovest), mentre solo il 15% opta per la provincia (per il 33% non ci sono differenze).

Il mismatch tra imprese e formazione tecnico-professionale

I giudizi critici si estendono anche alla capacità del sistema scolastico di fornire competenze adeguate al mercato del lavoro. Quanto al rapporto tra istruzione secondaria superiore e mondo del lavoro, il report evidenzia un sostanziale equilibrio, a livello nazionale, tra percorso liceale (50,8% degli studenti nell’anno scolastico 2019-2020) e percorso tecnico-professionale (49,2%), con differenze marcate in alcune regioni. Esiste però un mismatch tra le imprese e la formazione scolastica tecnico-professionale. E se per industria e agroalimentare c’è una sostanziale corrispondenza, nel terziario, a fronte del 53,3% dell’occupazione, la quota di studenti impegnati nello specifico percorso di istruzione è del 44,5%. Dinamica opposta nel turismo, dove la quota di studenti (15,6%) supera quella dei lavoratori (9,5%).