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Qual è lo stato dell’arte del settore bio in Italia? E quali possono essere le possibilità di sviluppo e di espansione? Per avere i dati certi bisognerà aspettare la quinta edizione di Rivoluzione Bio, un evento previsto all’interno di SANA 2023, il 35° Salone Internazionale del biologico e del naturale. In quell’occasione, infatti, Nomisma presenterà i risultati del monitoraggio sui mercati internazionali realizzato nell’ambito del progetto ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio. Intanto, Nomina ha reso disponibili alcune indicazioni sulle opportunità di crescita sui mercati internazionali del bio Made in Italy.

Le vendite sui mercati internazionali hanno toccato i 3,4 miliardi di euro

Il monitoraggio dell’andamento del biologico sui mercati internazionali è possibile grazie all’Osservatorio SANA di Nomisma, che ha una partnership con ICE Agenzia. Nel 2022, le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2021. Questa crescita testimonia il riconoscimento del bio Made in Italy anche all’estero, con un valore quasi triplicato rispetto al 2012. Delle esportazioni, l’81% riguarda il food, con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Il vino gioca un ruolo significativo rappresentando il restante 19% dell’export bio, una quota maggiore rispetto all’export agroalimentare in generale, dove l’incidenza del vino si ferma al 13%.

Le principali destinazioni europee del food bio

Le principali destinazioni europee per il food italiano bio sono la Germania (indicata dal 63% delle aziende), la Francia e il Benelux. Per quanto riguarda il vino, il mercato tedesco è ancora il più rilevante, seguito dai Paesi Scandinavi e dal Benelux. Al di fuori dell’Unione Europea, i principali mercati per il food e il vino sono Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito.

Un’ottima reputazione

Il bio italiano gode di un’ottima reputazione sui mercati internazionali grazie alla qualità dei prodotti, citata come fattore di successo dal 66% delle aziende. Anche l’interesse generale del consumatore straniero per il Made in Italy è considerato un elemento di successo (60%). Inoltre, l’equivalenza del marchio bio europeo, l’elevata spesa pro-capite per i prodotti biologici e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio contribuiscono al successo delle esportazioni. Tuttavia, ci sono ostacoli da superare, tra cui i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali, le normative e la burocrazia locali, nonché la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali.

Azioni mirate per migliorare il posizionamento del bio italiano

Per migliorare il posizionamento del bio italiano all’estero, sono necessarie azioni mirate. È essenziale informare meglio il consumatore internazionale riguardo alle caratteristiche e alle garanzie che il bio offre. Attualmente, circa il 70% dei consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico) dichiara di non avere informazioni sufficienti e dettagliate sugli alimenti biologici. Inoltre, l’opportunità di conoscere i prodotti tramite assaggi o materiali nella grande distribuzione o presso i ristoranti può avvicinare il bio Made in Italy al consumatore straniero, soprattutto in Messico, Cina e Giappone. Secondo le aziende italiane, le azioni più efficaci per supportare lo sviluppo del bio nei prossimi anni dovrebbero mirare a stimolare la domanda e la fiducia dei consumatori, chiarire il contributo dell’agricoltura biologica alla sostenibilità e sostenere l’offerta e quindi la conversione e la produzione.