La qualità dell’aria a Torino

Torino, come molte altre città italiane, è interessata da problemi di inquinamento atmosferico, il che ha ovviamente un impatto sulla salute dei cittadini.

Quello della qualità dell’aria è per questo un tema sempre più importante l’opinione pubblica, prima ancora che per l’amministrazione comunale il cui dovere è quello di provvedere al benessere delle persone.

Vediamo per questo motivo in dettaglio quali sono i principali problemi di qualità dell’aria a Torino e cosa si può fare per migliorare la situazione.

Principali problemi di qualità dell’aria a Torino

Secondo i dati del sito dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Piemonte, circa l’80% dell’inquinamento dell’aria presente a Torino proviene dai motori delle auto e tutti quegli inquinanti prevalentemente legati alla combustione di idrocarburi.

Dunque i principali inquinanti atmosferici a Torino sono:

  • PM10: particolato atmosferico con diametro inferiore a 10 micron. Può causare problemi respiratori, cardiovascolari e neurologici.
  • NO2: biossido di azoto. Può causare problemi respiratori, cardiovascolari e oculari.
  • O3: ozono troposferico. Può causare problemi respiratori, cardiovascolari e neurologici.

Cause dell’inquinamento dell’aria a Torino

Cosa è in dettaglio a generare tutto ciò? Per rispondere a questa domanda possiamo dire che le principali cause dell’inquinamento dell’aria a Torino sono:

  • Il traffico veicolare, ovvero la principale fonte di inquinamento atmosferico a Torino.
  • Le attività industriali, le quali contribuiscono all’inquinamento atmosferico con le emissioni di PM10 e NO2.
  • Le attività agricole, che contribuiscono all’inquinamento atmosferico, anche loro con le emissioni di vario tipo tra cui anche ammoniaca.

Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute

L’inquinamento atmosferico può avere gravi effetti sulla salute delle persone, in particolare su quelle più vulnerabili come i bambini, gli anziani e le persone con patologie respiratorie o cardiovascolari.

Gli effetti più comuni dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono:

  • Problemi respiratori: l’inquinamento atmosferico può causare irritazione delle vie respiratorie, asma, bronchite e polmonite.
  • Problemi cardiovascolari: l’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio di infarto, ictus e insufficienza cardiaca.
  • Problemi neurologici: l’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio di demenza e Parkinson.
  • Problemi riproduttivi: l’inquinamento atmosferico può ridurre la fertilità e aumentare il rischio di aborto spontaneo.

Possibili soluzioni per migliorare la qualità dell’aria a Torino

Per migliorare la qualità dell’aria nel capoluogo piemontese è necessario intervenire a monte sulle cause dell’inquinamento.

Tra le possibili soluzioni si possono considerare le seguenti:

  • Ridurre l’uso del mezzo privato: è la soluzione più importante per ridurre l’inquinamento atmosferico in città. Si può intervenire incentivando l’uso dei mezzi pubblici, della bicicletta e dei mezzi di trasporto sostenibili.
  • Ridurre le emissioni industriali: le attività industriali devono adottare misure (filtri, e non solo) per ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici.
  • Ridurre le emissioni agricole: anche le attività agricole possono adottare misure mirate per ridurre le emissioni inquinanti.

Il ruolo dei cittadini nel miglioramento della qualità dell’aria

I cittadini di Torino possono svolgere un ruolo importante nel miglioramento della qualità dell’aria nel capoluogo piemontese.

Ecco cosa è possibile fare:

  • Ridurre l’uso delle auto: è la soluzione più importante per ridurre l’inquinamento atmosferico a Torino. I cittadini possono scegliere di usare i mezzi pubblici, la bicicletta o il treno quando possibile.
  • Ridurre il consumo di energia: i cittadini possono ridurre il consumo di energia limitando l’uso degli elettrodomestici, spegnere le luci quando non servono e isolare termicamente le proprie abitazioni.
  • Sostenere le energie rinnovabili: i cittadini possono considerare l’idea di far installare nuovi impianti fotovoltaici Torino su edifici e condomini per ridurre la dipendenza da fonti fossili, che sono una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico.

Conclusione

La qualità dell’aria a Torino è una materia importante che è già all’oridne del giorno per l’amministrazione comunale, un problema importante che deve va risolto.

È necessario un impegno da parte di tutti, cittadini, istituzioni e imprese, per ottenere questo risultato e tutelare così la salute pubblica ed il benessere delle persone.

I più importanti dispositivi di protezione individuale ad alta quota

Quella del lavoro ad alta quota è notoriamente una delle attività più pericolose che si possano effettuare in un cantiere, considerando che maggiore è l’altezza dalla quale si verifica una eventuale caduta, maggiori sono le probabilità di spiacevoli conseguenze.

In particolar modo il D.Lgs 81/08 ha individuato in due metri l’altezza oltre la quale si può parlare di lavori in alta quota e per la quale è necessario adottare tutte le misure di sicurezza previste per tutelare l’incolumità dei lavoratori. Tali misure di sicurezza hanno il preciso compito di arrestare la caduta degli operai nel caso in cui questa si verifichi, e farlo in maniera tale da rendere innocuo per il loro corpo anche l’operazione di arresto.

Vedremo di seguito che ciò è possibile mediante l’utilizzo di particolari dispositivi che hanno la capacità di arrestare in maniera progressiva, ma al tempo stesso rapida, la caduta di un operaio che sta lavorando ad una determinata quota.

Gli obblighi del datore di lavoro

È il capo II del già citato D.Lgs 81/08 ad individuare quali siano gli obblighi del datore di lavoro, e si tratta di misure che hanno consentito di ridurre in maniera drastica il numero di incidenti in cantiere. In particolar modo la normativa prevede che il datore di lavoro abbia l’obbligo di dare priorità alle misure di protezione collettive prima ancora che a quelle individuali.

Inoltre l’attrezzatura messa  disposizione dei lavoratori deve essere adeguata al tipo di lavoro che gli operai si apprestano ad effettuare.

La diminuzione degli incidenti è stata ottenuta grazie anche all’introduzione, anch’essa obbligatoria, di dispositivi di protezione individuale e collettivi di nuova generazione. Di seguito vediamo quali sono.

I dispositivi di protezione individuale

Di seguito elenchiamo i principali dispositivi di protezione individuale e collettiva presenti in cantiere.

Caschi da lavoro antinfortunistici

I caschi da lavoro antinfortunistici sono probabilmente il primo dei dispositivi di protezione che viene in mente quando si parla di cantieri e di lavoro ad alta quota. Essi sono essenziali per proteggere i lavoratori dagli urti accidentali o da oggetti pesanti che cadono dall’alto. Vengono impiegati sia nei lavori ad alta quota (ponteggi e lavori edili in quota) ma anche all’interno di miniere o in occasione di scavi.

Esistono i caschi classici, quelli che resistono anche alla pressione laterale, i caschi con proprietà dielettriche (resistono all’elettricità) e quelli che proteggono i lavoratori che adoperano attrezzatura pericolosa come martelli pneumatici o motoseghe.

Imbracature

Le imbracature rappresentano un elemento di fondamentale importanza nell’economia della sicurezza in cantiere, dato che assicurano gli operai che lavorano ad una determinata altezza impedendo che possano cadere nel vuoto in caso di passo falso. Esse devono essere conformi con quanto previsto dalla normativa vigente, oltre a consentire agli operai di muoversi in maniera agevole.

Grazie alle imbracature è possibile dunque assicurare il lavoratore ad un punto fisso, così da fare in modo che non cada, grazie anche all’utilizzo integrato dei dispositivi di ancoraggio.

Molto importante è anche il modo in cui le imbracature vengono conservate o lavate, dato che a lungo andare possono incidere sulla capacità di resistenza delle stesse.

Dispositivi di ancoraggio

Ci sono diversi elementi che completano il lavoro dell’imbracatura, tra questi la cinghia, la linea vita tetto cui agganciarsi, assorbitori e dispositivi retrattili. Sono tutti elementi che consentono di arrestare la caduta e ammorbidirla, mantenendo il corpo in sospensione senza conseguenze.

L’utilizzo congiunto di questi dispositivi di protezione consente agli operai di potersi tranquillamente dedicare alle quotidiane operazioni di lavoro senza temere nulla. Ogni evento inatteso infatti, non può essere pericoloso oltre un certo limite e dunque l’incolumità fisica dei lavoratori sarà sempre preservata.

Quali autorizzazioni servono per avviare un salone da parrucchiere?

Certamente il settore bellezza ed estetica oggi è tra quelli in grado di garantire la sicurezza di un ritorno economico per gli imprenditori.

Nessuno infatti può fare a meno di un parrucchiere o barbiere per tagliare e sistemare i capelli nel corso dell’anno. Inoltre tantissime persone oggi sono abituate ad usufruire periodicamente di servizi di bellezza come quelli proposti nei centri estetici, o che possono riguardare semplicemente la cura delle mani e dei piedi, sia per quel che riguarda le unghie che per altro.

Dunque parliamo di un settore in cui la clientela è garantita, a patto chiaramente di essere bravi nel riuscire a fidelizzare il cliente e fare in modo che torni più volte anche in futuro. Una delle domande che ci si pone tra le prime in assoluto quando si desidera avviare questo tipo di attività è quella inerente le eventuali autorizzazioni necessarie per poter avviare un salone da parrucchiere.

I dubbi riguardano infatti sicuramente l’iter burocratico ma anche la parte economica che concerne l’investimento necessario e tutte quelle piccole cose che possono essere utili per fare la differenza.

Avviare un salone da parrucchiere: l’iter burocratico

Per avviare un salone da parrucchiere è necessario seguire il seguente iter burocratico, in ordine cronologico:

Aprire la partita IVA

Iscriversi presso il registro delle imprese della Camera di Commercio

Comunicare al comune di residenza l’avvio dell’attività

Regolarizzare la propria posizione con l’Inps e l’INAIL

Effettuare eventuali lavori di ristrutturazione nei locali

Mettere a norma gli impianti elettrici e idrici

Ottenere il nulla osta della ASL di competenza per quel che riguarda igiene e sicurezza

Pagare il canone RAI se nei locali esiste una TV

Va ricordato inoltre che l’imprenditore che avvia questa attività deve necessariamente essere in possesso della licenza e del titolo di studio che consente di poter operare in qualità di parrucchiere, così come tutti i suoi collaboratori.

I costi da considerare

Chiaramente una delle voci più importanti, quella che può far eventualmente desistere dall’idea di avviare un salone da parrucchiere, è quella relativa ai costi da sostenere.

Questi possono anche essere non indifferenti ed è giusto per questo motivo esaminarli uno per uno in anticipo. Cominciamo con il dire che l’affitto dei locali è la prima voce di spesa da considerare. L’importo chiaramente è variabile in base alle dimensioni dei locali prescelti e della zona in cui ci si trova.

Vanno considerati poi i costi relativi ad eventuali ristrutturazioni dei locali o messa a norma degli impianti idrici ed elettrici. Certamente bisogna pensare poi a tutto quel che riguarda gli arredi e le forniture per parrucchieri.

Nel caso in cui si pensa di assumere sin dall’inizio del personale, vanno considerati in questo caso anche gli stipendi ed i relativi contributi pensionistici da versare. In linea di massima, possiamo dire che avviare un salone da parrucchiere costa all’incirca tra i 30000€ ed i 50000€.

Questi dunque i costi da considerare se si desidera avviare una attività di salone da parrucchiere.

In seconda analisi, dunque in un momento successivo, potrebbe presentarsi anche la necessità di aprire un sito internet, il cui costo può oscillare tra le 500€ e le 1000€, oppure fare inizialmente un po’ di attività di volantinaggio per far scoprire a tutti la propria attività nel quartiere.

Conclusione

Se stai pensando dunque di diventare un imprenditore ed operare nel settore estetica e bellezza avviando un salone da parrucchiere, adesso sai che l’iter burocratico da seguire per l’avvio della tua nuova attività è quello qui presentato.

Inoltre, hai adesso a disposizione uno specchietto dei costi molto affidabile che puoi considerare quando formulerai il tuo business plan.

Vantaggi e svantaggi dell’ aria compressa

L’aria compressa è oggi particolarmente adoperata nell’industria e nel settore dei cantieri in generale, inclusi quelli stradali. Sono tantissimi infatti i macchinari e gli strumenti pneumatici che sfruttano la potenza dell’aria compressa per lavorare, molti dei quali sono molto comuni e a tutti noti. Adoperare l’aria compressa comporta inoltre determinati vantaggi e anche alcuni tipi di svantaggi, e queste differenze fanno comunque sì che l’aria compressa sia da preferire all’energia elettrica e al lavoro dell’acqua.

Questo è il motivo per il quale sono sempre più numerose le realtà che adottano l’aria compressa all’interno di cantieri e industrie per velocizzare il lavoro e renderlo più preciso. Vediamo allora in dettaglio quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi dell’aria compressa, così da riuscire ad avere un quadro più completo.

I vantaggi dell’utilizzare l’aria compressa

Economica: l’aria compressa è disponibile in quantità illimitata in quanto è sufficiente semplicemente prelevarla dall’atmosfera e lavorarla per poterla utilizzare, dunque non ha un costo. Questo è probabilmente uno dei vantaggi più importanti in assoluto.

Sicura: dato che l’aria compressa non ha alcuna capacità di esplosiva, a differenza dei gas, possiamo affermare che il rischio di incidenti è davvero basso.

Abbondanza: l’aria è disponibile in quantità pressoché illimitate sulla terra e dunque si tratta di una sostanza che non scarseggia affatto, e che tutti possiamo reperire senza sforzo.

Ecologica: l’aria compressa non inquina e dopo l’utilizzo essa viene restituita direttamente all’ambiente senza che avvenga alcun tipo di contaminazione.

Rapidità: è possibile ottenere aria compressa rapidamente ogni volta che serve, semplicemente azionando il compressore.

Possiamo inoltre aggiungere che, a differenza di altri strumenti adoperati ad esempio in idraulica, l’aria compressa non ha bisogno di alcun tipo di ritorno verso il generatore ma viene direttamente restituita all’ambiente.

I moderni compressori industriali sono inoltre facili da montare e non richiedono particolare manutenzione. Sono anche facili da trasportare e la loro installazione è semplice e veloce, non richiede molto tempo.

Gli svantaggi dell’utilizzare l’aria compressa

Umidità: nella fase in cui l’aria esce dal compressore può avere una temperatura piuttosto elevata che può causare il raffreddamento e la seguente formazione di condensa nel momento in cui va ad attraversare la linea distribuzione.

Ciò può causare dunque la presenza di acqua all’interno dei macchinari o del prodotto finito, e questo tipo di inconveniente è uno dei più comuni quando si adopera l’aria compressa ma che può essere risolto adottando degli specifici filtri per l’umidità.

Rumore: Il compressore è in grado di produrre un discreto rumore, per cui si fa bene a posizionarlo in un luogo che comunque sia lontano da quello in cui avviene la produzione. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di silenziatori per ridurre drasticamente le emissioni rumorose, in altri è sufficiente fornire ai dipendenti delle semplici cuffie antirumore.

Conclusione

A fronte di pochi svantaggi dunque, i vantaggi dell’utilizzare l’aria compressa nell’industria o nei cantieri di lavoro sono davvero tanti e tutti importanti. Vale dunque certamente la pena fare questo tipo di investimento se non lo si è ancora fatto dato che è in grado di accelerare notevolmente il lavoro quotidiano, migliorando al tempo stesso la precisione e dunque la qualità del prodotto finale.

Ricordiamo infine che i moderni compressori industriali non necessitano di grande manutenzione, per cui è possibile considerare anche questo tipo di risparmio nel calcolo dell’ammortamento dei costi. Tali macchinari sono anche in grado di garantire un ottimo risparmio energetico, il che da un lato è un’ottima notizia per chiunque ne faccia utilizzo, dall’altro è un modo veramente valido di prendersi cura della natura e dell’ambiente che ci circonda.

Codici Sconto Shein: cosa sono e come risparmiare

Pochi conoscono i Codici Sconto Shein da applicare durante l’acquisto sul sito di Shein e che puoi trovare anche sul sito di Sconti e Buoni. Ottenere un significativo risparmio è sempre possibile e basta applicare il codice pubblicato al carrello per vedersi ridurre il prezzo finale dell’acquisto o ottenere un bonus.

Come si usano i Codici Sconto Shein?

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Shein: una vasta offerta di prodotti

Prima conosciuto come Sheinside, questo grande ecommerce ha visto la luce nel 2008 e da allora conquista donne e ragazze appassionate di moda e soprattutto ben disposte nei confronti dello shopping online. I saldi Shein, ad esempio, sono l’occasione ideale per rifarsi il guardaroba e acquistare i must have di stagione o fare un regalo fashion a chi si ama. Il sito funziona in modo semplice e intuitivo e abbigliamento e accessori sono suddivisi in categorie, per trovare facilmente quello che si sta cercando.

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Più tecnologia in casa con i climatizzatori smart

Tornare a casa in una calda giornata estiva e trovare l’ambiente già fresco, è il desiderio di tutti noi. Quello che fino a qualche anno fa poteva sembrare soltanto un sogno, oggi è realtà grazie ai climatizzatori smart. Questi dispositivi di nuova generazione riescono a collegarsi al Wi-Fi di casa e dialogano con il nostro smartphone tramite apposite App, consentendo dunque di regolarne il funzionamento anche a distanza quando non ci troviamo in casa.

Grazie a questo tipo di tecnologia, quando entriamo in casa possiamo già trovare la temperatura a noi gradita dato che abbiamo noi impostato l’accensione del dispositivo a distanza un pò prima del nostro rientro tra le mura domestiche.

Più comfort e meno consumi

Sfruttando questo tipo di climatizzatori connessi al Wi-Fi possiamo impostare la temperatura da noi preferita e l’orario o il momento preciso in cui il dispositivo deve accendersi o successivamente spegnersi. Ciò offre dei vantaggi anche per quel che riguarda il consumo di energia, in quanto la gestione dell’accensione dello spegnimento del dispositivo in qualsiasi momento ci consente di monitorare e ottimizzare quelli che sono i consumi del nostro condizionatore d’aria.

Le App infatti consentono anche di sapere esattamente quelli che sono i consumi in dettaglio, così da poter avere un’idea alquanto precisa di quello che stiamo consumando a livello energetico.

Vivi in una casa più smart!

Dunque, anche la climatizzazione dell’aria in casa diventa smart in virtù dei nuovi dispositivi che possono collegarsi al Wi-Fi ed essere gestiti da qualsiasi tipo di dispositivo mobile. Esistono a questo proposito diversi modelli di climatizzatori Samsung che si connettono al Wi-Fi, e dunque fai bene a scegliere uno di questi modelli se ami la domotica e preferisci avere la possibilità di gestire i tuoi elettrodomestici anche quando non sei in casa.

Spettrometria e sue applicazioni

La spettrometria ottica consente di capire quale sia la composizione chimica di una lega metallica, adoperando una scarica che viene creata all’interno dello spazio riempito da gas esattamente tra un elettrodo ed un saggio del materiale che si è deciso di analizzare. Tale scarica dà vita a delle radiazioni sulla superficie del campione in questione, e le relative lunghezze d’onda variano in base alla tipologia di materiale che lo compone. Il cosiddetto spettro di questa radiazione viene successivamente suddiviso in semplici righe che consentono di misurare l’intensità di ciascuna. Alla fine del processo, tali intensità sono minuziosamente convertite in specifici valori per ciascuno degli elementi riscontrati.

A cosa serve la spettrometria ottica

La spettrometria ottica è dunque molto importante soprattutto per classificare e analizzare i materiali. Per effettuare tale tipo di test è necessario disporre di un campione che abbia una sezione piana di almeno 0,5 cm quadrati. Gli spettrometri sono dunque degli strumenti che hanno il compito di misurare e analizzare le componenti spettrali di un materiale. Grazie allo spettroscopio ottico è dunque possibile andare a misurare lo spettro della radiazione magnetica e scoprire particolari interessanti su ciò che si sta analizzando.

A cosa si applica la spettroscopia ottica?

Oggi la spettroscopia ottica può vantare diversi campi di applicazione, e sostanzialmente vi si fa ricorso per identificare e classificare composti e materiali di ogni tipo, siano essi organici o meno. Ricorrono dunque alla spettroscopia ottica realtà del settore industriale, militare, medico e scientifico, tra gli altri.

Tale classificazione viene eseguita attraverso specifiche camere spettrali, ovvero particolari tipi di telecamere che riescono a combinare misura e analisi associando a ciascun pixel il relativo aspetto luminoso. Dunque le camere spettrali rappresentano oggi un importante elemento del processo che consente di analizzare e monitorare ciascun procedimento produttivo in maniera tale da accertarsi che la qualità del prodotto finale sia sempre molto elevata

Monitorare gli ingressi tramite badge: quali vantaggi?

Registrare i passaggi ingresso e in uscita di tutte le persone che transitano all’interno di una sede in cui si svolge un’attività lavorativa è molto importante per garantire la sicurezza di tutti, soprattutto per quel che riguarda i dipendenti. Evitare infatti che eventuali malintenzionati possono accedere furtivamente, o comunque senza autorizzazione, all’interno dei locali nei quali viene svolta l’attività lavorativa, è di grande importanza per la sicurezza di tutti.

Inoltre, riuscire ad impedire a tutti coloro i quali non sono autorizzati, di entrare all’interno della sede aziendale è molto importante anche per fare in modo che non vengano eventualmente sottratti macchinari, dispositivi e tutte quelle attrezzature che vengono impiegate per le attività di lavoro quotidiane che possono avere anche un valore economico non indifferente.

Le ragioni per le quali vanno dunque filtrati gli accessi all’ingresso della sede aziendale sono molteplici, e riguardano sia aspetti prettamente economici che anche la sicurezza dei dipendenti nonché la tutela dei beni e delle risorse aziendali.

I badge rappresentano la soluzione perfetta

Uno dei metodi più efficaci e convenienti dal punto di vista economico per effettuare tale tipo di filtro, è adottare i classici badge che consentono l’apertura dei tornelli solo a quanti sono in possesso del badge personale, cioè i dipendenti ed il personale autorizzato in genere.

Cotini srl propone dei badge timbratura, di prossimità o magnetici in base alle preferenze, che sono perfetti per le necessità di qualsiasi azienda che desidera regolare gli accessi, le uscite e sapere in ogni momento dove si trovano i propri dipendenti all’interno della sede.

Tali badge sono assolutamente personalizzabili in quanto a colore, grafica, possibilità di inserimento logo e fotografia del dipendente.

È possibile ordinarne un quantitativo commisurato al numero di dipendenti o collaboratori che si prevede di dotare di tale dispositivo, ed è possibile usufruire della spedizione gratuita per quegli ordini il cui totale supera le 100€.

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Sanità: dalle app all’AI il futuro della medicina europea è digitale

Gli scienziati europei, sotto la guida di esperti dell’Università Cattolica di Roma, stanno lavorando per mettere a punto una piattaforma in grado di valutare oggettivamente efficacia e affidabilità delle tecnologie digitali in campo medico.

Si tratta del progetto di ricerca di Health Technology Assessment (HTA) applicato alle tecnologie sanitarie digitali (DHTs), The first European Digital Health Technology Assessment framework co-created by all stakeholders along the value chain (EDiHTA), finanziato con 8 milioni di euro nell’ambito di Horizon.
Insomma, dalle app alle visite da remoto fino all’Intelligenza artificiale a scopo diagnostico, e più in generale, a supporto dei clinici nello scegliere le cure migliori per ogni paziente, la tecnologia è al servizio della sanità del futuro.

Migliorare la qualità delle cure e ridurre le disuguaglianze di accesso contenendo i costi

L’adozione di soluzioni di telemedicina, app per la salute e di strumenti basati sull’Intelligenza artificiale, può non solo migliorare la qualità delle cure, ma anche ridurre le disuguaglianze di accesso e contenere i costi.

Nel 2020 il COVID ha imposto un’accelerazione alla trasformazione digitale dei servizi sanitari.
In Italia, le cartelle cliniche elettroniche, i pagamenti online e le prescrizioni digitali sono state rapidamente implementate.

La piattaforma verrà testata negli ospedali europei   

EDiHTA proporrà dunque il primo framework digitale di Health Technology Assessment, che sarà specificamente dedicato alle tecnologie digitali, per valutare la telemedicina, le app mediche, l’Intelligenza artificiale a diversi livelli geografici (nazionale, regionale e locale) e istituzionali, come le strutture ospedaliere.
La piattaforma verrà testata negli ospedali europei.

L’obiettivo finale è quello di creare un sistema che aiuti a prendere decisioni mirate su quali tecnologie sanitarie digitali adottare. In particolare, su come integrare le tecnologie al meglio nel percorso clinico dei pazienti, e come utilizzarle in merito alle decisioni di politica sanitaria da adottare per la gestione degli ospedali.

Un progetto che coinvolge università, ospedali e l’European Health Management Association 

Il progetto ha come centro coordinatore l’Università Cattolica e vede come Principal investigator Americo Cicchetti, attualmente Direttore generale alla Programmazione del Ministero della Salute, e come co-PI Dario Sacchini, Associato Medicina Legale all’Università Cattolica e Bioeticista.

Il consorzio di EDiHTA comprende 16 partner da 10 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svizzera.
Al progetto partecipano, tra gli altri, università, agenzie di HTA, ospedali, una associazione di pazienti, una ONG specializzata in HTA, l’European Patients’ Forum e l’European Health Management Association.

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Volano i droni in Italia: nel 2023 il mercato cresce del 23%

Il mercato professionale dei droni in Italia ha registrato nel 2023 una decisa crescita, raggiungendo i 145 milioni di euro. SI tratta di un aumento del 23% rispetto all’anno precedente. Nonostante una leggera diminuzione delle imprese attive, continua la tendenza al consolidamento, con 664 aziende operanti nel settore.

Il futuro è rosa: ottime previsioni per il 2024  

L’81% degli operatori del settore prevede una forte espansione del mercato nei prossimi tre anni, e le prime stime per il 2024 confermano un trend positivo, con una stima di crescita a doppia cifra. A livello mondiale, tra il 2019 e il 2023 sono stati censiti 1.471 casi applicativi di droni, di cui il 70% riguarda le Aerial Operations e il restante 30% progetti di Innovative Air Mobility & Delivery, destinati al trasporto di merci e persone.

Sviluppo delle Aerial Operations e nuovi progetti

Nel segmento Aerial Operations, le principali applicazioni riguardano ispezioni e sopralluoghi (44%), sicurezza e sorveglianza (20%). Il 2023 ha visto una crescita del 186% nei casi operativi: si tratta di una decisa espansione e di un solido consolidamento delle applicazioni tradizionali. A livello globale, sono stati censiti 97 progetti di vertiporti per aeromobili VTOL (Vertical Take-Off and Landing), con 16 di essi previsti operativi entro il 2024. In Italia, si prevede la piena operatività del vertiporto di Roma entro fine anno, e la costruzione di quello di Venezia è in programma. Tutti e 15 gli aeroporti italiani coinvolti si sono mostrati favorevoli a mettere a disposizione le proprie infrastrutture per la realizzazione di vertiporti. Sono alcuni dei dati della ricerca dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata della School of Management del Politecnico di Milano.

Crescita esponenziale dei progetti di aeromobili eVTOL

La ricerca ha censito 480 progetti di aeromobili eVTOL a livello mondiale, con una crescita del +530% rispetto al 2020. La maggior parte è ancora in fase di prototipo (39%) o sviluppo concettuale (48%), ma l’entrata in servizio di molti di essi è prevista a partire dal 2024, secondo l’AAM Reality Index.

Come sarà il settore nel 2024?

Il 2023 è stato caratterizzato da grandi annunci, evoluzioni normative e nuove iniziative di settore. Gli esperti sottolineano che il 2024 dovrebbe essere l’anno della concretezza e della realizzazione delle promesse nel settore dronistico e della mobilità aerea avanzata. Tuttavia, la maturità delle applicazioni dei droni in Italia è ancora bassa, con solo il 13% delle imprese che può definirsi “poliedrica”, mentre oltre un’azienda su quattro è “esordiente”. 

Per quanto riguarda i progetti, il trasporto di merci rappresenta il 77% dei progetti di Innovative Air Mobility & Delivery, con un focus sulla consegna di merci generiche (54%) e di materiale sanitario (46%). Il trasporto di persone rappresenta il 23% dei casi, con progetti previsti in diverse città del mondo, tra cui Roma e Milano, a partire già dal 2024.

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La violenza di genere onlife tra gli adolescenti

Emerge dal rapporto “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”, realizzato da Save the Children in collaborazione con Ipsos: quasi un/una adolescente tra 14 e 18 anni su cinque (19%) dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti. Del resto, il 17% pensa che in una relazione intima sia ‘normale’ che ogni tanto scappi uno schiaffo, e per il 30% la gelosia è un segno di amore.

Il 43%, inoltre, è d’accordo con l’opinione che se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale il modo di sottrarsi lo trova. La percentuale di chi lo dichiara è più alta tra i ragazzi (46%), ma è elevata anche tra le ragazze.
Ma in una dimensione delle relazioni sempre più onlife anche condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d’amore (21%).

I comportamenti di controllo

Al 26% degli adolescenti che hanno/hanno avuto una relazione è capitato che il/la partner creasse un profilo social falso per controllarlo/a. E l’11% di tutti gli intervistati dichiara che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

Il 65% ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, dalla richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%) a non vestirsi in un determinato modo (32%). Ma il 63% dichiara di aver praticato almeno un comportamento di controllo nei confronti di altri.
Quanto al consenso a un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile. Ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento.

L’intimità condivisa online 

Nella vita relazionale degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Il 73% dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, e il 64% di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace.

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. Il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse (40% tra chi è in una relazione).
Ma un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso, e l’11% ha subìto una condivisione di proprie foto intime senza aver dato il consenso.

La resistenza degli stereotipi 

Quanto agli stereotipi di genere, il pianto, le capacità relazionali e di cura vengono associate all’universo femminile.
Quasi il 69% degli adolescenti pensa che le ragazze siano più predisposte a piangere dei ragazzi, il 64% che siano maggiormente in grado di esprimere le proprie emozioni, il 50% di prendersi cura in modo più attento delle persone.

Il 39% dei maschi e delle femmine ritiene che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione. E la percentuale sale al 51% tra le ragazze.

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Lavoratori introvabili: esperti in sicurezza informatica, anestesisti e colf

Lo ha scoperto Indeed, la piattaforma per chi cerca e offre lavoro, esaminando gli annunci di lavoro postati sul portale dal 1° gennaio alla fine di novembre 2023. Esperti in sicurezza IT, ma anche colf conviventi e anestesisti, sono le posizioni di più difficile reperimento.
Più del 75% degli annunci di ricerca per posizioni di Security engineer è infatti rimasto aperto per oltre 60 giorni. Simile la situazione per le ricerche di Cybersecurity engineer (72%).

Ma la classifica delle cosiddette posizioni ‘hard to fill’, ovvero quelle che rimangono scoperte per 2 mesi o più, comprende anche hair stylist e radiologi.

Cercasi disperatamente sviluppatori java

L’evoluzione tecnologica ha portato a un aumento esponenziale dei dati digitali e delle informazioni sensibili condivise online. Questo ha reso le organizzazioni più vulnerabili a cyber attacchi, hacking e furti di dati. E per proteggersi, le aziende hanno bisogno di professionisti altamente qualificati in grado di garantire la sicurezza delle loro reti e dei loro sistemi.

Di fatto, le altre posizioni legate al mondo Ict che figurano in classifica vanno dal ‘digital sales account’, in quarta posizione, al ‘firmware engineer’, settimo classificato. E poi ancora, ‘sviluppatore java’ (11°), ‘ingegnere elettronico’ (12°) e ‘sviluppatore front end’ (13°), con, rispettivamente il 59%, 58% e 55% di annunci che rimangono aperti per oltre 60 giorni.

Il potere negoziale dei professionisti IT

Dati che indicano chiaramente una forte domanda di professionisti IT nel mercato del lavoro italiano, ma che la carenza di candidati qualificati non è in grado di colmare questo divario, rendendo queste posizioni difficili da coprire.

“In un mondo sempre più digitalizzato, i ruoli legati alla sicurezza IT sono tra i più richiesti sul mercato – afferma Roberto Colarossi, senior sales director per Indeed in Italia -. Un settore che offre numerose opportunità per i professionisti attuali e futuri di costruire carriere gratificanti e durature. Senza dimenticare che i professionisti con competenze avanzate in questi settori hanno un grande potere negoziale quando si tratta di stipendi e benefici”.

Non si trovano medici

Con quasi il 68% degli annunci di lavoro che rimane scoperto per oltre 60 giorni, al quinto posto della classifica si posizionano colf conviventi, difficili da trovare quasi quanto gli hair stylist, che occupano il sesto posto (67%).
La carenza di medici su tutto il territorio nazionale poi non è una sorpresa, situazione che si riflette anche nell’analisi di Indeed. Tanto che anestesista (8°), radiologo (9°) e neurologo (10°) presentano una percentuale significativa di offerte di lavoro ancora aperte dopo 60 giorni, con rispettivamente il 62%, il 60% e il 59%, riferisce Adnkronos.

“Dall’Ict alla sanità, le competenze richieste sono sempre più specializzate e la domanda di professionisti qualificati supera spesso l’offerta – aggiunge Colarossi -. Questo sottolinea l’importanza da parte di aziende e istituzioni di investire nella formazione continua e nello sviluppo delle competenze per favorire l’incontro tra domanda e offerta”.

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Processi aziendali: esternalizzare parola d’ordine nel 2024

L’esternalizzazione dei processi nel 2024 costituisce una componente vitale della strategia aziendale. I vantaggi? Più efficienza, flessibilità, innovazione e competitività. L’esternalizzazione deve però basarsi su partnership solide, sulla gestione efficace del cambiamento e sull’apertura alle nuove opportunità del mercato globale.

Secondo We Are Fiber, esternalizzare ha un impatto importante sulle risorse umane e la loro gestione, offrendo nuove possibilità anche per quanto riguarda la riduzione dei costi. Le imprese possono infatti accedere a competenze e tecnologie nuove senza coinvolgere risorse interne.
Se alcune attività vengono delegate a fornitori esterni le imprese hanno più tempo e risorse per lo sviluppo e il perfezionamento delle competenze. 

Sostenibilità, flessibilità, scalabilità

Esternalizzare offre la possibilità di ottimizzare i processi interni, migliorare la qualità di prodotti e servizi e rafforzare la posizione sul mercato.
Ma se lo sviluppo sostenibile è diventato uno dei punti chiave dell’outsourcing contemporaneo le aziende devono anche adattarsi con grande rapidità alle fluttuazioni del mercato. E adottando i criteri della flessibilità e scalabilità, possono diminuire o aumentare le risorse a seconda delle esigenze.

Ma come regolarsi con la sicurezza dei dati?
Le norme stringenti sulla privacy obbligano le aziende a verificare che i partner esterni aderiscano a standard elevati in merito a etica del lavoro e responsabilità sociale. Sono aspetti da non trascurare, perché corrispondono anche a una buona conservazione e protezione dei dati, nel rispetto delle normative in vigore.

L’integrazione con le tecnologie e l’automazione

Nel 2024 l’integrazione tecnologica e l’automazione svolgono un ruolo principale nell’esternalizzazione.
Da parte delle aziende la tendenza è quella di affidarsi a partner esterni per implementare soluzioni tecnologiche avanzate, fra le quali, il machine learning e l’automazione dei processi robotici.

Sono tecnologie essenziali, perché possono aumentare l’efficienza e ridurre i costi, e influiscono in maniera determinante anche nel migliorare la velocità dei processi aziendali.

Le prospettive future

Se si guarda al futuro, le prospettive appaiono sempre più ampie, in quanto l’esternalizzazione continuerà a evolversi e a espandersi anche in altri campi. Specialmente con l’avanzamento delle tecnologie e con le nuove opportunità di mercato, da parte delle aziende emerge la necessità di rimanere flessibili e aperte a forme di collaborazione esterna.

L’adozione di pratiche sostenibili e responsabili, l’impegno per l’innovazione e la qualità del servizio, sono tutti elementi fondamentali per il successo a lungo termine nell’ambito dell’esternalizzazione. 

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Famiglie e inflazione: una sfida inattesa

Nel 2022 e nel 2023 risparmiatori e investitori si sono mossi senza panico, ma con tanta prudenza da sembrare paralizzati. I risparmiatori italiani, da sempre favorevoli al ‘mattone’, a non rischiare, rispettosi della Borsa, sanno di dover risparmiare di più, ma sottovalutano la differenza tra investimenti prudenti e investimenti efficienti. Stentano a prendere decisioni: non scongelano l’iceberg di liquidità, tornano verso l’investimento obbligazionario, ma più per toccare il meno possibile i portafogli che per intraprendere un nuovo viaggio.

Tuttavia, servirebbero un po’ di competenza e istruzione finanziaria, sia per i giovani e per gli adulti.
Emerge da ‘L’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani condotta da BVA Doxa per Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi nel corso del 2023.

Malgrado le difficoltà l’autonomia reddituale resiste

Di fatto, il 95% delle famiglie dichiara di essere finanziariamente indipendente, in aumento rispetto al 93% del 2022, a conferma che, malgrado le difficoltà dello scenario, l’autonomia reddituale resiste.
La quota delle famiglie che riescono a risparmiare si porta sui valori massimi del pre-pandemia (54,7% vs 53,5% 2022). Sale anche la percentuale media di reddito risparmiata (12,6%, dall’11,5% del 2022).

Tra le motivazioni del risparmio, spiaccano la casa (30%) e i figli (16%). Solo il 5% degli intervistati dichiara di aver accantonato risorse per far fronte all’aumento dei prezzi. Per un terzo del campione, il risparmio è genericamente precauzionale, cioè senza un’intenzione precisa.

Per gli investitori la Borsa resta un terreno da dissodare

Tra gli investimenti finanziari salgono le obbligazioni, che raggiungono il 28% dei portafogli di chi le detiene e assorbono in parte la flessione del risparmio gestito. La Borsa resta un ‘terreno da dissodare’: vi ha operato negli ultimi 12 mesi solo il 4,2% del campione. Nell’ambito degli investimenti alternativi, dominano l’oro (interessa il 23% degli intervistati) e i fondi etici ESG (13%).

Malgrado una crescente sensibilità ai rischi, l’86% degli intervistati dichiara di non aver sottoscritto un’assicurazione per coprire le spese mediche, e il 68% non ha un’assicurazione vita.

Meglio il mattone, l’oro o i beni rifugio?

Solo il 38% è in grado di dare una definizione corretta dell’inflazione. Oltre un quarto la confonde con il livello dei prezzi, qualcuno con il deprezzamento della valuta, altri con lo scostamento dal target della Banca Centrale Europea.
A conferma di questa difficoltà di orientamento, oltre un terzo circa degli intervistati indica la detenzione di liquidità e obbligazioni a tasso fisso tra i comportamenti più idonei da tenere nel caso di inflazione. Il 30% cita invece il ‘mattone’, poco più del 10% l’oro e i ‘beni rifugio’.

A fronte del ritorno dell’inflazione, le famiglie italiane hanno avuto il buon senso di non vendere tutto per panico e continuare a risparmiare. Emerge tuttavia chiara l’esigenza di maggiore competenza e alfabetizzazione finanziaria, sia per i giovani sia per gli adulti, per poter affrontare con consapevolezza il nuovo contesto.

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Lavoro e imprese: previste più di 500mila assunzioni a gennaio

A gennaio 2024 le imprese ricercano più di 508mila lavoratori, circa 1,4 milioni sono previsti nel primo trimestre dell’anno. In totale, oltre 4mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2023 (+0,9%) e +69mila (+5,3%) in riferimento all’intero primo trimestre.
I servizi alle persone guidano la domanda, con 70mila assunzioni programmate, +10,0% rispetto gennaio 2023, seguiti dal commercio (68mila, +13,7%).

Negativa, invece, è la tendenza prevista delle imprese del turismo e dell’industria manifatturiera, rispettivamente -12,1% e -2,3% rispetto a gennaio 2023. Inoltre, la difficoltà di reperimento sale al 49,2% (+3,7%).
A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

L’industria cerca 172mila lavoratori, i servizi 336mila

Sempre a gennaio l’industria ha in programma complessivamente 172mila assunzioni (-1,1%), di cui 121mila nelle industrie manifatturiere e nelle public utility, e 51mila nelle costruzioni (+1,8%).
I servizi prevedono di assumere in totale 336mila lavoratori (+2,0%).

In generale sono le piccole (10-49 dipendenti) e le medie imprese (50-249 dipendenti) a prevedere andamenti di crescita delle assunzioni (rispettivamente +3.300 e +3.800), ma è positiva anche la previsione delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti), con +1.900 assunzioni.
Al contrario, le micro imprese (1-9 dipendenti) prevedono una flessione pari a circa -4.500 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2023.

I più difficili da reperire sono i farmacisti   

Quanto al mismatch tra domanda e offerta interessa il 49,2% (250mila) delle assunzioni, soprattutto a causa della mancanza di candidati (31,1%), e della preparazione inadeguata (14,3%).

Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire il 91,4% di farmacisti, biologi e altri specialisti nelle scienze della vita, seguiti da operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72,8%), fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (72,6%), addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,8%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6%).

In crescita i contratti a tempo indeterminato

I contratti a tempo determinato si confermano la forma maggiormente proposta, con circa 206mila unità (40,5% del totale), sebbene in calo rispetto a un anno fa (41,3%). In crescita invece i contratti a tempo indeterminato, che passano dai 122mila di gennaio 2023 agli attuali 129mila (+7mila, +5,7%). 

Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila), il 30% a diplomati (155mila) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila).
Inoltre, per oltre 91mila assunzioni (18,1%) le imprese pensano di rivolgersi a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori servizi operativi (30,8%), logistica (29,1%), servizi di alloggio, ristorazione, turismo (24,4%), costruzioni (21,0%) e industrie alimentari, bevande e tabacco (20,6%).

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COP28: qual è l’impegno delle imprese italiane per il net-zero?

Ipsos e il Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC) hanno condotto una ricerca dal titolo ‘L’impegno delle aziende italiane per il net-zero’, presentata in occasione della COP28 di Dubai.

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è terminata con il raggiungimento di un accordo che prevede la transizione verso l’addio ai combustibili fossili entro il 2050. Ma a quanto rileva la ricerca realizzata da Ipsos e UNGC solo un’impresa italiana su cinque dichiara di avere adottato un piano per contrastare il cambiamento climatico, e di avere fissato obiettivi di riduzione delle proprie emissioni di gas climalteranti.

L’UN Global Compact

La ricerca registra una coerenza fra i dati delle aziende che calcolano le emissioni e di quelle che hanno fissato obiettivi net-zero.
Fra le aziende non aderenti allo UN Global Compact (il Patto dell’ONU per incoraggiare le aziende ad adottare politiche ESG) il 17% delle imprese intervistate ha comunque definito obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Di queste, solo un’azienda su dieci è impegnata sul target net-zero o intende farlo da qui a due anni.

Se si guarda, invece, al cluster delle imprese partecipanti al progetto dell’ONU, la percentuale delle aziende con obiettivi di riduzione delle emissioni sale al 58%, portandosi dietro anche il dato molto positivo delle otto imprese su dieci che hanno definito target net-zero, o hanno in programma di farlo nel prossimo biennio.

I freni all’impegno sono soprattutto economici

Significativo il dato che emerge dalla ricerca rispetto ai freni all’impegno ambientale.
Per il 34% delle aziende si tratta di limiti economici che non consentono di fare investimenti adeguati, per il 27% di freni burocratici, e per un altro 27% pesa la mancanza di figure professionali competenti.

Quanto alle risorse umane dedicate alla definizione di obiettivi di riduzione tra le aziende che non hanno sottoposto i propri target a validazione, nel 34% dei casi oggi è presente una persona o un team che se ne occupa, mentre il 41% preferisce affidarsi a consulenti esterni.

Moda, food, utilities i settori più informati

Rispetto alla conoscenza del tema ambientale nei vari settori i livelli di conoscenza maggiori si riscontrano nella moda, nel food e nelle utilities.
In alcuni settori, come quello delle costruzioni, ad alto impatto in termini di emissioni, le conoscenze sono piuttosto sommarie e poco diffuse.

Automotive e utilities risultano invece più consapevoli del valore in termini di competitività e reputazione per l’adozione di comportamenti sostenibili.
Per quanto riguarda impegno e iniziative ambientali, è sempre il settore delle utilities a essere impegnato in modo più strutturato, sia tramite iniziative di contrasto al cambiamento climatico sia di sensibilizzazione interna all’azienda.
Il retail, al contrario, risulta il settore più indietro rispetto alle iniziative.

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Credito al consumo: nel weekend del Black Friday +8% di richieste

Nel corso del fine settimana del Black Friday e del Cyber Monday, dal 24 al 27 novembre scorsi, la domanda di credito al consumo è aumentata del +8% rispetto alla media del mese precedente.
Inoltre, le richieste di Buy now, pay later (le richieste di finanziamento effettuate e gestite tramite canali digitali) e quelle di dilazioni di pagamento (la formula di finanziamento che si effettua presso retailer convenzionati) hanno registrato gli incrementi maggiori.

A trainare la crescita sono i giovani della Gen Z, i nati dopo il 1996, e i Millennials, i nati dopo il 1981.
È quanto emerge da uno studio CRIF, effettuato sul patrimonio informativo di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF – Centrale Rischi Finanziari.

Una crescita guidata da Gen Z e Millennials

In particolare, CRIF registra complessivamente un +74% per quanto riguarda le richieste di Buy now, pay later, e un +52% per le Dilazioni di pagamento.
Quanto all’età del richiedente, l’analisi evidenzia come la crescita della domanda nel periodo Black Friday rispetto al precedente periodo di ottobre-novembre sia guidata dai Gen Z e dai Millennials.

Infatti, “l’incidenza di queste generazioni più giovani è aumentata nel Black Friday rispetto alle settimane immediatamente precedenti, in particolare per quanto riguarda gli strumenti di credito innovativi, dove i nati dopo il 1981 sono quasi i due terzi dei richiedenti e segnano un +72% delle richieste di ‘Buy now, pay later’ e dilazioni di pagamento”, spiega Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.

Le dilazioni di pagamento registrano un’impennata del +95%

“Va comunque segnalato che la penetrazione di queste forme più innovative di credito aumenta anche per le generazioni più anziane, i nati prima degli anni ’80, a conferma di un cambiamento delle abitudini di pagamento che influenza tutte le fasce di età”, aggiunge Capecchi.
Se si guarda al confronto tra il periodo del Black Friday di quest’anno rispetto al 2022 emerge complessivamente un aumento limitato della domanda di credito al consumo (+2%), trainato proprio dalle nuove forme di finanziamento. Le dilazioni di pagamento registrano infatti una impennata del +95%.

Prestiti finalizzati -17%, Prestiti Personali +32%

Per le forme di finanziamento più tradizionali, come i Prestiti Finalizzati, ma non per l’auto, si riscontra un considerevole calo: -17% rispetto al Black Friday 2022. I Prestiti Personali, al contrario, registrano una ripresa significativa: +32% rispetto al periodo precedente.
L’analisi CRIF ha anche indagato l’andamento della domanda di credito al consumo a livello di area geografica.

In questo caso, le richieste di credito nel periodo del Black Friday sono aumentate in particolare in Emilia-Romagna, Campania e Friuli–Venezia Giulia.