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È un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi-tech: per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera. Lo conferma un rapporto di Confartigianato sulla carenza di personale, uno dei maggiori problemi per le imprese italiane.
“Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato -. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del Made in Italy”.

A luglio 2023 il 48% dei lavoratori è introvabile 

“Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro”, aggiunge Granelli.
Di fatto, nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% di luglio 2023. In particolare, le maggiori difficoltà di reperimento si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%), e nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%).

L’emergenza colpisce tutte le regioni

A livello regionale, le imprese che faticano di più a trovare dipendenti operano in Trentino-Alto Adige, con il 61,6% del personale di difficile reperimento. Seguono quelle della Valle d’Aosta (57,1%), Umbria (54,6%), Friuli-Venezia Giulia (53,3%), Emilia-Romagna (52,7%), Piemonte (52%) e Veneto (51,4%). Ma, secondo Confartigianato, la scarsità di manodopera è un’emergenza in crescita ovunque: nell’ultimo anno, infatti, la quota di lavoratori difficili da trovare è salita del 9,1% nel Mezzogiorno, del 6,9% nel Centro, del 7,4% nel Nord Ovest e del 6,5% nel Nord Est.
Ma i maggiori aumenti si registrano in Abruzzo (+11,5%), Calabria (+10,9%), Liguria (+10,8%), Puglia (+10,5%) e Trentino-Alto Adige (+10,3%).

Pochi candidati e scarsa preparazione 

Dal rapporto di Confartigianato emerge poi che tra le cause di difficile reperimento rientra la mancanza di candidati (32,4% dei lavoratori) e l’inadeguata preparazione degli stessi (10,8%).
Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
Inoltre, all’aumento delle retribuzioni viene affiancata l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, la flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e comfort dei luoghi di lavoro.