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Dal 2012 al 2023 l’Italia è diventato il Paese europeo con il più alto numero di Pos (3,9 milioni), anche se il numero di operazioni rimane ancora sotto la media. Più alto, invece, è l’importo medio delle transazioni, che oggi corrisponde a circa 50 euro. Ma tra commissioni e costi accessori l’uso di carte e bancomat nel 2022 è costato alle imprese italiane almeno 5 miliardi di euro. Un onere che grava in proporzione soprattutto sulle attività di minori dimensioni, che vedono restringere i margini a causa degli alti costi delle commissioni.  A stimarlo è Confesercenti, in vista del Tavolo tecnico per il taglio delle commissioni sui pagamenti tramite Pos, convocato dal Ministero dell’Economia.

Più penalizzate tabaccherie, benzinai, edicole

Nel 2022 le transazioni con pagamenti digitali hanno raggiunto 400 miliardi di euro, quasi il 40% del totale speso degli italiani, e nel 2023 sarà il 50%. Un risultato ottenuto con grandi costi a carico degli esercenti. L’indagine Confesercenti, infatti, restituisce un peso delle commissioni fino e oltre l’1,4% del transato per le attività minori, dove l’incidenza dei pagamenti in moneta elettronica sul totale è in rapida crescita, e in alcuni casi, come nell’abbigliamento, raggiunge anche l’80% delle vendite.
Ma i costi delle commissioni sono un problema soprattutto per tabaccherie, gestori carburanti, edicole e tutte le altre attività caratterizzate da piccoli margini sul venduto.

Ridurre i costi delle commissioni per le piccole attività

Dopo tutto questo tempo, gli esercenti attendono finalmente una soluzione al problema. L’obiettivo dichiarato del Tavolo è la riduzione dei costi della ‘moneta di plastica’ per i circa 2,5 milioni di piccole attività con meno di 400 mila euro di fatturato annuo. La speranza è che non si proceda a un semplice restyling dei provvedimenti attuali (il credito di imposta previsto ora è insufficiente), ma che si arrivi a una vera riforma che favorisca la diffusione delle transazioni elettroniche attraverso una distribuzione più equa dei costi. Per raggiungere questo risultato, però, è necessario che il governo svolga un ruolo attivo, non di semplice garante.

Moneta elettronica sì, ma non deve sfavorire gli esercenti

Una maggiore diffusione della moneta elettronica favorirebbe la modernizzazione del sistema economico del paese, un obiettivo che Confesercenti condivide. Ottenerlo con un obbligo calato dall’alto crea però una distorsione a sfavore degli esercenti. Per questo i provvedimenti di questo tipo sono solitamente accompagnati da agevolazioni, non solo da sanzioni. Confesercenti propone quindi di costituire un Osservatorio per rendere chiari i costi attuali della moneta elettronica. Ma anche di rendere gratuite le transazioni sotto 30 euro per le attività sotto i 400 mila euro di fatturato annuo, aiutarle a dotarsi di dispositivi contactless. e predisporre un nuovo credito di imposta della durata di tre anni, su tutte le transazioni.