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Una ricerca finanziata dall’INAIL e condotta dal Dipartimento di Medicina del Lavoro del Policlinico di Milano, in collaborazione con le università di Milano e Torino, il CNR e la Fondazione IGEA Onlus, ha indagato l’importanza della qualità del sonno sulla produttività lavorativa e sulla sicurezza sul lavoro, in particolare negli individui sopra i 50 anni. Questo studio osservazionale e prospettico ha coinvolto lavoratori di età superiore ai 50 anni sottoposti a sorveglianza sanitaria. Durante il periodo tra ottobre 2021 e marzo 2022, sono stati reclutati 468 partecipanti, di cui il 62% erano impiegati nel settore dei white collars e il 38% nel settore dei blue collars. Tra i blue collars, la maggior parte svolgeva o aveva svolto lavori con turni, compresi quelli notturni. I partecipanti provenivano principalmente dai settori bancario (49%), chimico (29%) e metalmeccanico (22%).

Le variabili esaminate, compreso il tecnostress

Nel corso dello studio, sono state valutate diverse variabili, tra cui la capacità lavorativa, l’alterazione della qualità del sonno, le performance cognitive (attenzione, flessibilità mentale, memoria visuo-spaziale e memoria verbale a breve termine), il tecnostress, l’età biologica, i fattori di rischio psicosociali e il benessere psicologico. I risultati dello studio hanno evidenziato correlazioni significative tra questi fattori. In particolare, una peggiore qualità del sonno è stata associata a una minore capacità lavorativa, e questa relazione è stata più marcata nei blue collars rispetto ai white collars. D’altro canto, una migliore performance cognitiva è stata significativamente correlata a una maggiore capacità lavorativa, specialmente nel caso dei blue collars e nella valutazione del Memory Span Corsi. Inoltre, un elevato livello di tecnostress è stato associato a una minore capacità lavorativa e a performance cognitive inferiori.

Gli effetti del poco sonno peggiori per operai over 50

Lo studio in corso suggerisce un’associazione tra una ridotta capacità lavorativa, una diminuzione delle performance cognitive (soprattutto la memoria a breve termine) e la qualità del sonno, soprattutto nei lavoratori sopra i 50 anni, specialmente se si tratta di operai o di coloro che lavorano a turni. Questi dati, insieme alle misurazioni biologiche relative all’età biologica, sembrano indicare una maggiore suscettibilità in lavoratori che affrontano impegni fisici e orari irregolari.

Le implicazioni per la sicurezza sul lavoro

Se confermati alla fine dello studio, questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni per la sicurezza sul lavoro, data l’associazione tra la memoria e la capacità lavorativa, e potrebbero anche aiutare a concentrare la valutazione del rischio e le misure preventive sulle specificità dei lavoratori di età superiore ai 50 anni.