post

La metà dei trentenni italiani guadagna meno di 7 euro l’ora

Uno studio condotto da Federcontribuenti ha rivelato che il 54% dei trentenni italiani guadagna meno di 7 euro netti l’ora, con troppi contratti part-time e apprendistati fino a 29 anni. Il 48% di questi giovani afferma di essere sfruttato con orari non retribuiti e senza straordinari pagati. Molti di loro lavorano solo sei mesi all’anno e guadagnano in media solo 100/120 euro netti a settimana. “Laureati o meno, meritocrazia o meno in Italia, che ricordiamo è il Paese dell’ area Ue con gli stipendi più bassi, il lavoratore dipendente viene sfruttato e maltrattato da quegli stessi contratti nazionali voluti e sostenuti da chi proprio non riesce a fare il proprio dovere di politico e garante” afferma Federcontribuenti.

Un decimo dei giovani è “tagliato” fuori dal Paese

L’11% della popolazione italiana di età compresa tra i 28 e i 35 anni, che dovrebbe essere la forza trainante per lo sviluppo economico e le pensioni future, è tagliato fuori dal Paese. La Federcontribuenti propone uno stipendio minimo per legge, un massimo di 3 contratti nazionali per 3 fasce di età, un apprendistato massimo fino a 24 anni e la riforma del sistema previdenziale. 

Troppi contratti part-time

L’associazione ha anche evidenziato un aumento dei contratti part-time, con 1,3 milioni di trentenni senza possibilità di affittarsi una casa o di mettere su famiglia. Inoltre, i voucher sono stati definiti uno strumento meschino che piega la dignità del lavoratore stesso. Federcontribuenti si è anche lamentata della “strage degli autonomi in fallimento”, in particolare nel nord-est, con un aumento del 68%, e ha sottolineato che neanche gli imprenditori riescono a mettere via uno stipendio adeguato. La proposta di Federcontribuenti prevede anche la riduzione dei costi fiscali per i dipendenti.

Le criticità dell’ultima manovra

Federcontribuenti si dice, di nuovo, scontenta delle ultime manovre: “Tutti i contratti di lavoro esistenti dovevano servire da fondo per la brace di Pasqua e invece si continua beatamente lasciare che un 29 enne si senta o veda costretto a firmare un contratto part-time per lavorare invece come un mulo e senza potersi permettere nemmeno una stanza arredata. Tutto questo mentre, di nuovo, tornano a crescere gli stipendi per tutti manager pubblici e privati che fanno utili o voti sulle vesti stracciate della popolazione”. Infine la proposta di Federcontribuenti: ”uno stipendio minimo per legge; massimo 3 contratti Nazionali per 3 fasce di età; apprendistato massimo fino a 24 anni; riforma del sistema previdenziale: il costo supera la resa; zero costi fiscali sul dipendente”.

post

2023, gli italiani non rinunciano al viaggio

E’ stata recentemente pubblicata la ricerca BVA Doxa per BWH Hotel Group Italia che ha analizzato il comportamento dei viaggiatori italiani nel 2023. L’analisi è il frutto di 2007 interviste online riferite ai viaggi effettuati in Italia nell’ultimo anno e suddivise per target: General Population – 1203 interviste; Leisure Travellers (ovvero persone con almeno 2 notti consecutive fuori casa per motivi di svago) – 408 interviste; Business Travellers (chi viaggia per lavoro e spende fuori casa almeno 3 notti consecutive) – 396 interviste. L’indagine si è concentrata sui fattori che maggiormente influenzano le scelte dei viaggiatori, ovvero il budget a disposizione e l’impatto dell’aumento dell’inflazione.

Ci si sposta, ma con modalità alternative

Nonostante l’impatto sull’economia, i viaggiatori italiani non hanno rinunciato a viaggiare, ma hanno cercato modalità alternative per spostarsi e soggiornare, come ad esempio spostamenti in bassa stagione o meno pernottamenti fuori casa. Il budget dedicato ai viaggi è invariato rispetto all’anno precedente per il 38% della General Population e il 42% dei Leisure Travellers, mentre è aumentato rispettivamente per il 23% e 28% degli intervistati. L’aumento dell’inflazione e il relativo impatto sul carovita stanno influenzando le abitudini di viaggio e soggiorno, portando i viaggiatori a preferire spostamenti in bassa stagione o riducendo le notti di viaggio (38% General Population e 34% Leisure Travellers). I dati dimostrano, al di là di tutto, che le persone vogliono viaggiare. Per quanto riguarda i Business Travellers, il 32% conferma una riduzione delle trasferte rispetto al 2019 mentre il 20% dichiara per contro di averle incrementate ma i dati relativi ai comportamenti reali riferiti al 2022 e all’inizio 2023 indicano una tendenza in rialzo. Il brand Best Western si conferma ai vertici del ranking dei brand di hotellerie, sia per notorietà globale che per “awareness top of mind”, in particolare tra i Business Traveller. Il rapporto qualità/prezzo si conferma come il principale driver di scelta per tutte e tre le categorie di viaggiatori, insieme alla pulizia delle strutture e il rispetto delle norme sanitarie.

Ancora poca sensibilità all’impatto ambientale

Per quanto riguarda le abitudini sulla mobilità, la maggior parte dei viaggiatori continua ad utilizzare gli stessi mezzi di spostamento, dimostrando una modesta sensibilità all’utilizzo di mezzi con minor impatto ambientale.

Chi viaggia per lavoro vuole comodità

Infine, i Business Travellers si sono dimostrati particolarmente attenti alla posizione strategica dell’hotel, alla comodità del parcheggio e alla qualità della colazione, mentre i Leisure Travellers hanno dato maggiore importanza alla posizione strategica e alle recensioni degli altri viaggiatori. La maggior parte dei viaggiatori ha confermato la propria preferenza per l’utilizzo di esperienze digitali in albergo, come la smart room.

post

e-commerce: tech, moda e beauty i più acquistati sul web

Oggi l’87% dei ‘consumatori online’ compie almeno un acquisto al mese. Dal 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia da Covid-19, l’e-commerce, che già registrava trend in crescita, è letteralmente esploso. Il 2020 per l’e-commerce è stato un anno senza precedenti: per via delle restrizioni tante persone hanno iniziato, e poi continuato, ad acquistare in rete abitualmente, anche quando l’emergenza sanitaria è rientrata. Ma quali sono le tipologie di prodotti più acquistate su Internet? Sulla base del sondaggio compiuto dal comparatore prezzi online Idealo nel febbraio 2022, sono i prodotti tech, moda e beauty.

Elettronica, la numero uno degli acquisti online

Secondo Idealo la prima posizione dei prodotti più acquistati online spetta ai prodotti di Elettronica, con una percentuale pari al 53,6% del totale acquisti. Si tratta di una categoria con al suo interno una vasta gamma di articoli, smartphone, computer e device di ogni tipo, ma anche materiale elettrico e accessori online, come quelli individuabili come 5volt. Al secondo posto della classifica di Idealo, con una quota del 48,5%, si trova la categoria Moda & Accessori, anch’essa decisamente ampia a livello di tipologie di prodotti. Completa il podio delle categorie più acquistare online quella che comprende i Prodotti per la Bellezza & Profumi, con una percentuale pari al 37%.

Comparazione prezzi: sul podio anche Scarpe & Sneakers

La conferma di una maggior rilevanza di acquisti per la tipologia di prodotti di elettronica risiede nel fatto che tali acquisti si sono rivelati protagonisti anche per quanto riguarda il ricorso degli utenti ai sistemi di comparazione dei prezzi. Anche in questa classifica di Idealo, infatti, primeggia la categoria Elettronica, con una percentuale del 62%. Conferma anche per il secondo posto, assegnato ai prodotti fashion, una posizione anch’essa ribadita dal ricorso alla comparazione prezzi. Ma in questo caso, la categoria Moda & Accessori registra una percentuale del 46,2%. L’unica variazione registrata è quella del terzo gradino del podio, che relativamente all’incidenza dell’utilizzo della comparazione prezzi è occupato dalla categoria Scarpe & Sneakers.

Due classifiche a confronto

Scarpe & Sneakers è una categoria che se all’interno del ranking relativo alla comparazione prezzi vanta una percentuale del 45,1% occupando la terza posizione, nella classifica dei prodotti più acquistati si trova quarto posto. Nella classifica delle comparazioni prezzi il quarto posto è invece occupato dalla categoria Prodotti per la Bellezza & Profumi, che a sua volta occupava il terzo posto all’interno della classifica delle tipologie di prodotto più acquistate.
In ogni caso, non ci sono dubbi. L’acquisto di prodotti elettronici è quello che più di tutti viaggia attraverso la rete, nonostante anche abbigliamento e prodotti per la bellezza siano piuttosto gettonati.

post

Cosa leggono gli italiani in digitale? Riviste di gossip, arredamento e lifestyle

Cosa leggono gli italiani? E qual è il momento preferito per farlo? E ancora, come vengono fruiti i media? Su carta o attraverso piattaforme specifiche? A queste curiosità risponde Readly, l’app per la lettura di riviste e quotidiani in digitale, che ha compilato il proprio rapporto annuale sulle tendenze di lettura, evidenziando tematiche e comportamenti per l’anno appena concluso. A livello globale, 286.000 pubblicazioni digitali sono stati lette 146 milioni di volte sulla piattaforma, con un incremento del 23% dei lettori di quotidiani che utilizzano l’app, rispetto al 2021. Il momento più popolare per leggere le riviste è il giovedì alle 18.00, mentre per i quotidiani è alle 7.00 della domenica.

Quanto e cosa hanno sfogliato i nostri connazionali

I lettori italiani hanno letto nel 2022 1,7 milioni di pubblicazioni sulla app Readly; in media hanno dedicato mensilmente 4,6 ore alla lettura di riviste e 3,1 ore alla lettura di quotidiani. Questo valore è in crescita del 38% rispetto al 2021. Le più popolari tra gli abbonati italiani sono state le riviste di “Gossip e Intrattenimento”, lette dal 15% del pubblico, in crescita del 6% rispetto al 2021. Seguono le testate di “Lifestyle”, lette dall’11% degli abbonati italiani di Readly. Al terzo posto, le riviste dedicate a “Interior design e architettura”, preferite dal 10% dei lettori italiani.

Distrazione e ispirazione per cambiare vita 

“Vediamo che i lettori italiani hanno trascorso tempo sulla app Readly prevalentemente per la lettura di notizie di cronaca rosa e di avvenimenti relativi alle celebrities, probabilmente come momento evasione per staccare la spina in periodi particolarmente intensi e in un clima generale difficile e incerto. Le riviste di Lifestyle e Interior Design hanno certamente aiutato gli italiani a trarre ispirazione per un cambiamento di stile personale e nelle abitazioni, che è ancora una volta una conseguenza di una combinazione di eventi attuali”, ha spiegato Marie Sophie Von Bibra, Chief Marketing Officer della piattaforma.

Gli italiani e la lettura in cifre

Qualche altro dato curioso emerso dall’analisi. Nel corso del 2022, gli italiani hanno letto 1,7 milioni di pubblicazioni, con una preferenza per la categoria Celebrity & Entertainment (15% di share sul totale dei lettori).  L’utilizzo dei dispositivi mobili è stato del 20% per le riviste e del 17% per i quotidiani. Infine, un dato che conferma che gli italiani sono sempre più internazionali: il 31% dei titoli letti dagli abbonati italiani è straniero.

post

Beauty, quali sono le tendenze del 2023?

Voglia di prodotti affidabili e ad alto tasso di scientificità, ma allo stesso tempo facili da utilizzare. Desiderio di naturalezza, sia nelle preparazioni sia nei risultati. Ecco, in estrema sintesi, quali sono i trend nel settore beauty secondo gli esperti di Foreo, il colosso del beautytech che ha esplorato le tendenze più impattanti dell’anno appena iniziato. Un anno che si preannuncia più dinamico dopo quelli complicati a causa dell’incertezza legata alla pandemia.

Valore e valori

Valore e valori, concretezza e scientificità, design ed efficienza saranno temi sempre più ricercati e richiesti dai consumatori di bellezza e benessere, desiderosi sia di semplicità che di affidabilità e flessibilità, in uno scenario sempre più competitivo e sofisticato. Per quanto riguarda la skincare, la parola d’ordine è bellezza sostenibile ed inclusiva, tutta centrata attorno al benessere olistico a 360 gradi ed all’importanza della comunità e condivisione di esperienze. I trend? Si chiamano Skinimalism e Clean Beauty:  lontani sono i tempi dei fondotinta coprenti e delle beauty routine complesse e multistrato. Il 2023 vedrà un crescendo di soluzioni skincare mirate ad ottenere e preservare un look naturale, sano, e il tanto agognato No Makeup Look o Clean Girl Makeup – con prodotti per la cura del viso che di fatto sostituiranno il makeup più complesso. Sarà l’anno dei sieri, delle creme, delle maschere, ed anche dei sieri per le ciglia, con forte attenzione verso formule ‘pulite’ e ricche di principi attivi naturali e potenziati.

Tecnologia per combattere i segni dell’età

Sarà anche l’anno dei dispositivi beautytech.  Tecnologie all’ultimo grido, altissima performance, personalizzazione e semplicità di utilizzo saranno i punti cardine di quest’anno e dei prossimi a venire. Ciò è perfettamente in linea con le tendenze e le abitudini dei consumatori di bellezza e benessere, sempre più improntate a soluzioni futuristiche, digitali, connesse, ed intuitive. Un 2023 che vedrà dunque i dispositivi viso e corpo al centro dell’attenzione quali soluzioni d’elezione per i propri trattamenti detergenti, massaggianti, liftanti, tonificanti, ed oltre.

Viso e corpo sullo stesso piano

Il 2023 sarà l’anno della cura del corpo a tutto tondo, quale parte integrante della propria wellness routine. L’imperativo è prestare attenzione al proprio corpo oltre che al proprio viso quando si tratta di cura della pelle. Nelle parole della dottoressa Ifeona Ejikeme, Direttore Medico dell’Adonia Medical Clinic di Londra: “Alcuni trend skincare scompariranno gradualmente nel 2023, lasciandoci spazio per concentrarci su noi stessi nella nostra interezza, il che porterà ad un picco nelle soluzioni per la cura del corpo. I prodotti che combinano cura della pelle e cura del corpo sono già in aumento, ma la tendenza aumenterà ancora di più quest’anno.”
Dispositivi tonificanti, spazzole massaggianti ed esfolianti, epilatori hi-tech, sieri e creme iper-performanti: il futuro della bellezza a 360 gradi è già qui.

post

Meno assunzioni, ma il 45,3% delle imprese ha difficoltà a reperire personale

Lo rileva l’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL: per dicembre 2022 sono in programma 329.000 assunzioni, un numero inferiore di 24.000 unità rispetto al 2021, ma la vera criticità sta nella difficoltà di reperimento del personale. Se infatti la flessione delle assunzioni previste per dicembre è da ricondurre al rallentamento dell’economia in seguito alla guerra in Ucraina, alla crisi energetica e all’inflazione, la domanda di lavoro da parte delle imprese si mantiene su livelli simili a quelli registrati nel medesimo periodo del 2019, prima della pandemia da Covid-19. Oggi infatti la difficoltà a reperire personale riguarda il 45,3% dei casi, una percentuale in crescita di 7 punti rispetto all’anno scorso.

Cresce il mismatch tra domanda e offerta di lavoro

L’attenzione va quindi posta in buona parte sul crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro. In base ai dati Excelsior, sulle 329.000 assunzioni programmate per dicembre 149.000 saranno difficoltose o addirittura impossibili. Le imprese motivano la difficoltà nel trovare personale con diversi fattori, a partire dalla mancanza numerica di candidati e dalla loro preparazione inadeguata.
Per quanto riguarda le professioni high skills, i professionisti più difficili da reperire sono gli specialisti nelle scienze della vita (82,7%), i tecnici della salute (62,7%), i tecnici in campo ingegneristico (58,7%), i tecnici di gestione (58,6%), e i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (54,4%).

Aumentano le posizioni disponibili ma non accessibili

È inoltre altissimo il livello di difficoltà dichiarato per la ricerca di dirigenti (72,8%). Quanto invece alle professioni low skills, si presentano difficoltà di reperimento per gli operatori della cura estetica (69,6%), per meccanici, montatori, riparatori e manutentori (69,4%), e per operai di macchine automatiche e semiautomatiche (61,7%). Qual è quindi la soluzione per le imprese, che pur avendo necessità di inserire nuovi talenti non riescono a individuare i necessari candidati?
“Risulta cruciale capire che il problema del mismatch tra domanda e offerta non si è sviluppato dal nulla, e che probabilmente continuerà ad aumentare anche nei prossimi anni, con un concreto aumento dei posti di lavoro disponibili ma non accessibili”, spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati.

Come attirare i talenti?

“Per questo la competitività delle imprese si baserà sempre più sulla capacità di attirare i ‘pochi’ talenti presenti sul mercato del lavoro – continua Adami -. Il primo consiglio è dunque quello di investire sulla propria strategia di employer branding, così da diventare un’opzione naturale per le risorse che sono alla ricerca di una nuova occupazione. Il secondo consiglio è quello di affidare la selezione del personale a dei professionisti come i nostri head hunter, specializzati di volta in volta nei diversi settori. In questo scenario sono infatti poche le aziende che possono permettersi il lusso di ‘sbagliare’ una selezione o di vedere un intero processo di recruiting andare a vuoto”.

post

Le parole del 2022 che definiscono il mondo: da invasione a siccità

Gli esperti di Babbel propongono l’annuale retrospettiva linguistica attraverso l’analisi di alcune parole protagoniste dell’anno trascorso. Il 2022 è stato un anno colmo di avvenimenti, le cui implicazioni si sono spesso avvertite anche a livello internazionale, dall’invasione dell’Ucraina all’inflazione alla siccità, quest’ultima, un chiaro segnale dell’aggravarsi della crisi climatica.
Gli eventi che hanno contraddistinto il 2022 sono stati accompagnati da terminologia ed espressioni specifiche entrate poi a far parte del dibattito pubblico. Termini come ‘guerra’ e ‘invasione’ sono stati utilizzati frequentemente nei giornali italiani. La parola invasione descrive l’irruzione, da parte delle forze armate di uno Stato belligerante, all’interno di un territorio non appartenente a esso. Il termine suggerisce motivazioni illegittime e attitudini violente.

Termini che dipingono uno scenario differente

L’inflazione ha investito molti Paesi, inclusa l’Italia, catalizzando l’attenzione dei media e del dibattito pubblico. Il termine inflazione, derivante dal latino ‘inflatio’, ‘gonfiatura’, indica in economia l’aumento prolungato e costante del livello medio generale dei prezzi in un dato lasso di tempo, determinante una diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Se nelle retrospettive linguistiche di Babbel degli anni passati si potevano citare termini come ‘no-vax’ e ‘green pass’, le parole che emergono quest’anno dipingono uno scenario differente, più in linea con ciò che ci si potrebbe aspettare in un mondo post-pandemico. Parole, come ad esempio, Digital Nomads, ‘nomadi digitali’, ovvero chi, rinunciando a una residenza fissa, sceglie di spostarsi di frequente e lavorare primariamente online.

Il linguaggio della pandemia e della precarietà lavorativa

L’insorgere della pandemia e la conseguente precarietà lavorativa hanno indotto numerosi dipendenti a riconsiderare le proprie priorità. Tale fenomeno ha assunto dimensioni macroscopiche negli Stati Uniti, dove si parla di Great Resignation, ‘grande dimissione’. Sempre in risposta a una più diffusa tendenza a voler dare priorità alla sfera privata emergono termini come ‘sleepcation’, neologismo formato dall’unione del verbo ‘to sleep’, ’dormire’ e ‘vacation’,’ vacanza’. Chi nel 2022 si concede una sleepcation decide di trascorrere le proprie ferie in un resort o un hotel allo scopo di riposarsi e recuperare il sonno perso.

Uno strumento per interpretare e comprendere la società

La parola ‘siccità’ deriva dal latino siccus, ‘secco’, indica la carenza di pioggia e, in generale, di umidità per un periodo di tempo prolungato, con forti ripercussioni sull’ambiente e sull’agricoltura, non solo nell’immediato. È infatti comprovata la presenza, a lungo termine, di importanti alterazioni degli ecosistemi, con intere specie vegetali ed animali a rischio. La mancanza di precipitazioni e il rialzo delle temperature per effetto del cambiamento climatico hanno causato, nell’estate del 2022, una siccità senza precedenti nella penisola, con la portata del Po ai minimi storici, riporta Askanews.
“Il nostro impegno nell’analizzare l’anno e nell’elaborare la retrospettiva ha come scopo quello di raccogliere i termini, che registrando un incremento nella frequenza di utilizzo, fotografano un cambiamento più o meno duraturo della nostra quotidianità – commenta Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel – e possono, quindi, servire come strumento per interpretare e comprendere la società”.

post

Quasi la metà degli italiani effettua la maggior parte degli acquisti online

Quasi la metà degli italiani, precisamente il 46%, oggi dichiara di effettuare oltre il 60% dei propri acquisti online, mentre prima della pandemia la quota era appena il 20%. Una percentuale che mostra, quindi, come sia più che raddoppiato il numero delle persone che oggi preferisce l’e-commerce rispetto alle tradizionali attività di acquisto. È quanto emerge da un recente sondaggio condotto da Skebby.it, piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, e svolto in collaborazione con Pollfish. 

In Italia l’incremento è del +130%

L’indagine è stata effettuata nel mese di maggio 2022 su un campione di 3.004 persone residenti in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. I dati rivelano come il boom dell’e-commerce abbia riguardato tutti i principali paesi europei, con valori e trend di crescita non troppo dissimili tra loro. Il nostro paese è però quello dove l’effettivo incremento di acquisti online è stato maggiore rispetto agli altri, con una crescita del +130%.

Raddoppia la percentuale in Germania, Regno Unito e Francia

La Germania, ad esempio, prima della pandemia si attestava con una quota del 22% di persone che effettuavano la maggior parte dei loro acquisti online, mentre oggi il dato è pari al 45%. La Spagna invece è passata dal 25% al 47%, e il Regno Unito, che dei paesi oggetto dell’indagine è quello dove la propensione verso l’e-commerce è tradizionalmente più forte, è passato dal 27% al 53%. Il raddoppio della percentuale si è verificato poi anche in Francia, il paese dove l’e-commerce nel 2020 veniva utilizzato da appena il 19% dei consumatori per arrivare oggi al 38%.

Cresce l’uso di strumenti per comunicare con i clienti nelle fasi di acquisto

“La pandemia ha indiscutibilmente contribuito alla crescita dell’e-commerce e il nostro sondaggio ne mostra l’effettiva portata sia in Italia sia negli altri paesi del nostro continente – ha affermato Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Parallelamente al deciso incremento alle vendite online, si è assistito anche a un sensibile aumento dell’uso di strumenti per comunicare con i clienti nelle varie fasi dell’acquisto, dalla conferma dell’ordine a quella di spedizione e di consegna della merce – ha aggiunto Cortelletti -. Tra questi spiccano su tutti gli sms, che grazie agli elevati tassi di lettura e alla quasi assenza di spam, sono spesso preferiti alle e-mail da parte delle aziende che si occupano di commercio elettronico”.

post

Black Friday, cosa e dove comprano gli italiani?

Puntuale come anno, anche nel 2022 il Black Friday cade il quarto venerdì del mese di novembre, sulla scia della tradizione americana. L’appuntamento, che negli Usa apre ufficialmente il periodo degli acquisti di Natale con sconti e offerte, è diventato famosissimo anche dalle nostre parti. Tanto che la gran parte degli italiani effettua compere, approfittando delle riduzioni di prezzo previste da brand ed e-commerce. Ma quali sono i prodotti preferiti dai nostri connazionali e dunque i più acquistati? Ancora, dove vengono effettuate le transazioni? A queste e ad altre molte domande, utili a comprendere le tendenze e le abitudini di spesa degli italiani, ha risposto una recente indagine condotta da Ipsos per Confcommercio.

Sì allo shopping digitale, ni a quello “fisico”  

Secondo i dati raccolti dall’analisi, il Black Friday è connotato come un evento principalmente online. Tanto che solo il 29% degli italiani ha intenzione di acquistare in un negozio di prossimità (il 15% in un negozio di vicinato multimarca e il 14% in un negozio monomarca). Invece, dall’analisi emerge come il 64% degli intervistati indichi le piattaforme di eCommerce come principale canale per gli acquisti del Black Friday, seguono i portali online delle catene multimarca (43%) e l’acquisto direttamente sul sito web dei produttori (29%). Infine, un ulteriore 40% prevede di acquistare anche presso i punti vendita fisici delle grandi catene e il 19% presso supermercati e ipermercati.

Cosa si acquista?

I prodotti moda risultano essere i più gettonati e desiderati: il 64% degli intervistati ha intenzione di approfittare degli sconti e di acquistare capi d’abbigliamento, calzature o accessori moda. Seguono elettronica e informatica, che raccolgono il 57% delle intenzioni di acquisto, ed elettrodomestici – dalle tv alle lavatrici – indicati dal 41%, mentre il 32% menziona prodotti per la casa. Infine, una minoranza (9%) è interessata a diversi tipi di prodotti, principalmente giocattoli, libri, oggetti da collezione, cosmetici e altri prodotti di profumeria.

Quanti comprano? 

I fan dello shopping in occasione dell’evento di novembre sono circa 12,7 milioni. Tanti sono gli italiani che hanno deciso di approfittare degli sconti e di fare almeno un acquisto durante la settimana del Black Friday, con un budget medio di circa 261 euro a persona, per un totale di 3,3 miliardi di euro. La somma media è più alta al Nord e nelle regioni del Centro (rispettivamente 282,7 euro e 281,94 euro) rispetto a Sud e Isole (232,22 euro). Per quanto riguarda età e genere, i maggiori spenders sono gli over35 (286,26 euro previsti) e gli uomini (301,81 euro). Il 57% di chi comprerà al Black Friday dichiara di voler utilizzare l’occasione per acquistare già un regalo di Natale. Complessivamente, secondo le stime di Confesercenti, circa 1,9 miliardi di euro di spesa per i regali di Natale sarà ‘anticipata’ alla settimana del Black Friday.

post

Pagamenti: gli italiani sono favorevoli al “tetto” al contante?

Il 62% dei nostri connazionali è favorevole al tetto ai pagamenti in denaro contante, con il 24,2% che indica nella cifra di 2.000 euro il punto dove porre il limite. Il tema dell’abolizione del tetto al contante è un argomento molto discusso ultimamente, e Facile.it ha condotto un sondaggio insieme agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat per sondare l’opinione degli italiani. La ricerca è stata svolta tra il 2 e il 4 novembre 2022 attraverso la somministrazione di 1.018 interviste CAWI a un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione italiana adulta residente sull’intero territorio nazionale

L’identikit dei favorevoli, dei contrari e di chi non ne sa nulla

A essere favorevoli al tetto sono principalmente gli italiani con età compresa fra 25 e 34 anni, il 64,2%, quelli con più di 65 anni, il 63,8%, coloro in possesso di un titolo di studio elevato, il 65%, e i residenti in comuni con un numero di abitanti compreso fra 10.000 e 30.000 (64%).
Quanto a chi è contrario a porre un limite ai pagamenti in denaro contante, si tratta soprattutto individui con età compresa fra 55 e 64 anni (44,7%), chi possiede un titolo di studio fino al primo grado di istruzione (46,9%), i residenti nel Nord Est (38,5%, e 44,7% nel solo Veneto) e in comuni più piccoli, quelli con un massimo di 10.000 abitanti (38,9%). Una percentuale abbastanza rilevante, pari al 3,4% degli intervistati, ovvero 1.506.000 individui, dichiara però di non avere la più vaga idea di cosa sia il tetto ai pagamenti in denaro contante.

La soglia giusta è di 2.000 euro

Si è discusso molto anche sull’entità del limite da imporre ai pagamenti. E Facile.it ha chiesto agli intervistati del campione a quale cifra porrebbero il limite ai pagamenti in denaro contante se fossero loro a scegliere. A questa domanda quasi un intervistato su 4 tra chi è favorevole (il 24,2%), indica come soglia ideale 2.000 euro, secondo il 22,1%, la cifra “giusta” è pari a 5.000 euro, e per il 19,6% il tetto massimo corrisponde addirittura a solo 1.000 euro.

Una misura utile anche alla lotta all’evasione fiscale

Fra i sostenitori del tetto al limite di pagamento in contanti molti sostengono che si tratta di una misura utile anche al contrasto dell’evasione fiscale, e secondo quanto emerso dall’indagine, la pensano allo stesso modo il 56,2% degli intervistati. Mentre quasi un italiano su 3, pari al il 32,3%, ritiene questa azione non adatta allo scopo.